Se volete conservare una foto, stampatela

Rischiamo di entrare in un nuovo Medioevo, in un’epoca di cui la storia conserverà poche e incerte tracce.
Vint Cerf, uno dei padri di internet, attualmente vice presidente di Google parla di un buco nero che ogni giorno inghiotte i nostri documenti più importanti: fotografie, testi, video, dati preziosi per chi, nei prossimi secoli, cercherà di ricostruire come abbiamo vissuto e quale è stata la nostra storia.
La ragione per la quale rischiamo di essere cancellati dalla storia è che i sistemi operativi e i software vengono via via aggiornati e i documenti e le immagini salvati con le vecchie tecnologie diventano nel tempo inaccessibili.
I futuri storici quindi potrebbero trovarsi davanti a un deserto digitale, una serie di bit non interpretabili, una sorta di nuovo Medioevo che soprattutto nella sua fase iniziale non è stato possibile ricostruire a causa della scarsità di documenti scritti.
Il britannico The Guardian sottolinea che il problema si è già creato: negli anni ottanta i documenti venivano salvati sui floppy disk, i film si guardavano inserendo le cassette nel videoregistratore.
Oggi anche se i dischetti e le cassette sono in buone condizioni gli strumenti necessari per utilizzarli sono oggetti da museo.
Dobbiamo quindi accettare l’idea che i bit possano disintegrarsi, “putrefarsi”, come afferma plasticamente Vint Cerf, come qualsiasi essere vivente e ciò in palese contrasto con l’idea che abbiamo della digitalizzazione che sembra essere in grado di rendere eterni i nostri scritti e le nostre immagini.
Così Cerf avverte: “Se tenete a una foto, createne una copia fisica e stampatela”.
Un richiamo a tornare all’oggetto materiale che può essere conservato nel tempo e a non affidarsi esclusivamente agli strumenti digitali che rivelano una natura effimera.
Nel frattempo gli ingegneri della Carnegie Mellon University di Pittsburgh stanno studiando una possibile soluzione: un manoscritto digitale. Nel momento in cui un oggetto verrà salvato, verranno eseguite delle istantanee digitali di tutti i processi che in futuro saranno necessari per riprodurre l’oggetto da conservare, inclusi il software e il sistema operativo.
L’obiettivo è utilizzare l’istantanea per visualizzare la foto o il testo in un computer anche a distanza di secoli.
Il rischio di oblio non riguarda i documenti importanti che verranno comunque preservati e adattati ai nuovi strumenti ma i dati che riguardano la quotidianità che sebbene considerati di poco rilievo possono essere significativi per la ricostruzione di un’epoca.
Molto di ciò che conosciamo sui popoli del passato è giunto fino a noi perché gli archeologi hanno ritrovato oggetti di uso comune, resti di cibo, utensili, lembi di abiti.
È da queste piccole tracce che emerge una narrazione che deve essere protetta, per arrivare a raccontare alle generazioni che verrano, attraverso la nostra, la loro storia.