Le sculture e i frammenti di vita di Mondazzi
Fino agli inizi di giugno ai Mercati di Traiano è aperta la Mostra sulle “Sculture di Marcello Mondazzi “che ha trasformato le sue ricerche quasi archeologiche e comunque storiche in frammenti che instaurano un doppio dialogo con la memoria con l’artista da cui attinge il tutto: oggetti e forme abbandonate non più in uso, creando un nuovo immaginario della contemporaneità. INVOLUCRI DI PERTICHE sono la trasposizione di un’iconografia antica e fanno parte della storia antica condivisa e universale dell’umanità. IL CARRO DELLA MEMORIA è un espositore di memoria dove sono allineati oggetti di scarto, residui di forme non più riconoscibili che rimandano a un mondo arcaico e contadino. Concepita come costruzione di oggetti scultorei da sistemare a pavimentazione LE ANFORE DI DRESSEL E SEDIMENTI sono incentrate sui frammenti giuntici dagli oggetti di scarto dei reperti archeologici. LE ANFORE sono disposte come in una vetrina di museo.
IN SEDIMENTI una serie di relitti portati dall’acqua restano sospesi sul fondo di una riva melmosa. Partecipano alla formazione della nostra identità odierna e della nostra memoria. DEPOSITO è stato realizzato da Mondazzi nello spazio della Taberna nella mostra ispirata al tema della Anfore, dell’archiviazione del reperto e della memoria. Sono proprio reperti ricreati utilizzando la fusione e l’aggregazione di plastiche e pigmenti. L’artista raggiunge effetti seduttivi, tattili, luminescenti, creando oggetti che si mostrano come memoria immaginativa, resti sfigurati di anfore rimaste a lungo nelle profondità del mare. DEPOSITO crea un dialogo a distanza con queste ANFORE conservate presso i Mercati di Traiano, LE ANFORE DI DRESSEL, dal nome dell’archeologo che alla fine dell’Ottocento, studiando le iscrizioni dei diversi esemplari, mise a punto un sistema di classificazione ancora oggi in uso.
TRITTICO NEROFUMO in connessione con PERTICHE e ANFORE DI DRESSEL, testimonia il percorso che accompagna la realizzazione delle sculture. L’uso sapiente di materiali e di tecniche inusuali, come il nerofumo gli permette di esplorare e ricreare, nella dimensione bidimensionale del pannello e della carta, la sostanza immateriale del frammento che è alla base della sua ricerca. É proprio questa la testimonianza di Mondazzi: un rituale di scoperta del frammento che vuol quasi parlarci, svelarci qualcosa che viene da lontanissimo, quando non solo da lontano; se anche solo da vicino Mondazzi è capace di farci sognare con questi reperti attraverso il tempo che non a caso potremmo scrivere con la lettera maiuscola, cioè Tempo appunto. Il Tempo è alla base dell’arte di questo “scultore” un po’ “sui generis”, perché il suo pare somigli più al mestiere di un archeologo che a quello di un artista, anche se riesce bene a coniugare i due aspetti in un unico afflato.
E questo è il suo lato positivo ed il suo miglior punto critico, punto critico di un artista che ha saputo rendere, appunto, l’archeologia scultura.
Michela Gabrielli
12 maggio 2013