Nella notte tra il 13-14 gennaio 2012 scompare dalla sua casa a Gello, frazione di Pisa, Roberta Ragusa, 44 anni, 2 figli. A dodici mesi di distanza, si cerca di ricomporre il freddo mosaico di un giallo che coinvolge e appassiona l’Italia. La scomparsa della donna si configura nel classico triangolo di casi simili: lei, lui, l’amante. E, come negli altri casi, il marito è l’unico indiziato.
La donna, come è noto, sparisce di casa nella notte di un anno fa, in pigiama e pantofole, senza borsa, né documenti e denaro. Gli occhi si appuntano sul marito Antonio Logli, insieme al quale la Ragusa gestisce una scuola automobilistica a Gello, dove lavora come segretaria una giovane di 28 anni, appurata amante del Logli.
Ora, dopo lunghe indagini nel territorio circostante alla ricerca di indizi e dopo falsi avvistamenti da parte di testimoni non attendibili, il Procuratore di Pisa, Ugo Adinolfi, dichiara pubblicamente la certezza che “si tratta di omicidio premeditato e non di impeto”. Ciò in quanto la difficoltà di ritrovare il cadavere della Ragusa testimonia l’accuratezza nei dettagli del suo occultamento.
Non solo. A un anno di distanza, si fa avanti anche un supertestimone, il quale afferma di aver visto, proprio in quella notte, il Logli uscire di casa a bordo della sua autovettura. Gli inquirenti affermano l’attendibilità del testimone, il quale è uscito allo scoperto solo ora per timore legittimo di essere coinvolto nell’inquietante caso.
In parallelo, la locale “Associazione per Roberta” ha presentato in Procura un dossier nel quale vengono indirizzati gli inquirenti nel Cimitero locale, vicino casa Logli, dove sembra siano accaduti fatti insoliti proprio dopo la scomparsa di Roberta: strani movimenti, terreno smosso, lembi di tessuto. Non sappiamo quanto attendibili possano rivelarsi anche questi indizi, se la presentazione del dossier sia stata fatta ora o appena dopo la scomparsa della Ragusa e se, del caso, siano stati fatti subito sopralluoghi e scavi in quel cimitero. Farli ora sarebbe ininfluente, averli fatti un anno fa avrebbe forse già risolto il caso. Non ci sembra poi che l’apparente razionalità del Logli gli avrebbe suggerito di occultare il cadavere proprio lì dietro casa, in un cimitero pubblico dove non è materialmente possibile scavare una buca tanto profonda da non essere notata e senza la connivenza del personale del cimitero.
Restano gli interrogativi concreti e non campati in aria, resta in sospeso uno degli ennesimi casi di “femminicidio”, se veramente Roberta è stata uccisa come è ormai lecito supporre.
A.G. Arcuri
Roma, 17 gennaio 2013