Ilva di Taranto chiusa: “atto di estrema gravità”

Taranto. Dopo gli arresti di ieri sera di alcuni dirigenti dell’Ilva, adesso risultano indagati nell’inchiesta inquinamento dello stabilimento pugliese anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano e don Marco Gerardo, segretario particolare dell’ex arcivescovo di Taranto Benigno Papa. Per il sindaco l’ipotesi di reato è omissione in atti d’ufficio, per il sacerdote invece l’accusa è di false dichiarazioni ai pm. Indagato anche Fabio Riva, figlio del patron dello stabilimento, che si è reso irreperibile.
Sempre a partire da ieri sera i badge d’accesso all’Ilva di ben 5.000 lavoratori sono stati disattivati, la risposta è stata occupare lo stabilimento di Taranto, uno degli operai ha dichiarato: “Vogliamo salvaguardare il nostro posto di lavoro, che ci stanno togliendo. non abbiamo nulla a che fare con i problemi dell’inquinamento. Sono problemi che vengono dall’alto mentre noi stiamo perdendo i nostri posti di lavoro”.
Oltre agli operai dell’Ilva protestano anche centinaia di aziende dell’indotto, che ovviamente vista la chiusura dello stabilimento vedono seriamente compromesso il loro futuro. Taranto resta così divisa fra la paura delle conseguenze che questo sciopero potrà portare, in termini di sicurezza, e sull’impatto che avrà sulla stessa città con oltre 5.000 persone, e relative famiglie, senza più lavoro. Non resta che aspettare l’incontro fra azienda e le parti sociali, che avrà luogo giovedì prossimo, per decidere il destino di questi operai e di conseguenza delle altre decine di aziende la cui attività è legata all’Ilva.
Se l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, ha affermato di sentirsi: “preoccupato per questo braccio di ferro tra la magistratura e l’impresa”, il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha commentato la situazione con queste parole: “Conto molto nel senso di responsabilità di tutti. Abbiamo fiducia nell’incontro di Palazzo Chigi di giovedì prossimo e teniamo i nervi saldi”.
Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha invece dichiarato: “Per risanare anche la città servono bonifiche, investimenti e cambiamenti. Per questo una soluzione che preveda il futuro di quella azienda, è anche una soluzione che mette in coerenza salute e lavoro”.
Nel frattempo il sindaco di Novi, Lorenzo Robbiano, ha scritto una lettera al presidente del Consiglio, Mario Monti, in cui parla di “atto di estrema gravità” ed esprime, a nome di tutto il consiglio comunale, grande preoccupazione in quanto: “La chiusura degli stabilimenti mette in crisi migliaia di famiglie che traggono il loro sostentamento dal lavoro presso queste aziende e del relativo indotto in un settore che è strategico per il nostro Paese”.
Gianfranco Verdini, della Uilm Piemonte che sollecita ha invece fatto notare che: “La chiusura dell’Ilva di Taranto rischia di essere devastanti per il tessuto industriale elle province di Cuneo e Alessandria. Sono a rischio 1.000 lavoratori 186 a Racconigi, 800 a Novi Ligure) oggi impegnati nel settore della trasformazione siderurgica, per questo motivo serve un decreto urgente per definire Taranto area di interesse nazionale al fine di salvaguardare anche i siti piemontesi”.
Infine Renato Balduzzi, ministro della Salute, ha detto che: “giovedì avremo un incontro a Palazzo Chigi sull’Ilva, vedremo il da farsi. Il Governo ha sempre detto che ambiente, salute e sviluppo devono sempre stare insieme e questo è l’impegno di tutti. Siamo di fronte a una situazione nuova, inedita. Cercheremo di dare il nostro apporto come Governo”.
Enrico Ferdinandi
27 novembre 2012