Andreotti ancora ricoverato al Policlinico Gemelli per accertamenti
Il senatore a vita Giulio Andreotti, 93 anni, è stato ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma per un’aritmia cardiaca. Ne da notizia con un comunicato la stessa direzione dell’Ospedale, nel quale si legge: “Il Senatore a vita intorno alle 20 è stato ricoverato presso il DEA del Policlinico universitario A. Gemelli per accertamenti in merito a una aritmia, che è regredita spontaneamente. Rimane in osservazione presso il Gemelli. Le condizioni generali al momento appaiono soddisfacenti».
Andreotti, precedentemente, nello scorso maggio, era era stato ricoverato sempre al Gemelli, per una crisi respiratoria e tenuto in osservazione per alcuni giorni, fino a quando le sue condizioni non avedvano permesso le sue dimissioni.
La vecchia quercia democristiana, nato a Roma il 14 gennaio 1919, rappresenta la storia politica italiana degli ultimi 50 anni. E’ stato sette volte Presidente del Consiglio e tantissime volte ministro. Con carattere arguto e con un forte senso dell’humor, di se stesso ha detto: “Quell’anno sono nati il Ppi di Sturzo, il fascismo e io. Di tutti e tre sono rimasto solo io”, a significare la sua resistenza.
Da giovanisssimo fu presidente della Fuci, l’organizzazione degli universitari cattolici, al posto di Aldo Moro e divenne uno dei più fidati collaboratori di Alcide De Gasperi. Nel 1946, a soli 28 anni, fu sottosegretario alla presidenza del Consiglio con una delega particolare per lo spettacolo. Poi nel 1954 il grande salto verso il minister e nel 1972 arriva il suo primo incarico come Presidente del Consiglio con il governo più breve della storia repubblicana, di soli 9 giorni.
Per lui Craxi coniò il soprannome di Belzebù, ma poi col leader socialista strinse un patto di ferro e nacque il “caf, acronimo dalle iniziali di Craxi, Andreotti e Forlani. Anche il cinema lo immortalò con il film “Il Divo” di Sorrentino, che lo ritrae come responsabile di mille nefandezze, tanto che il senatore stava per querelare, ma poi la sua saggezza le suggerì di lasciar perdere, sapendo quanta pubblicità portava alla sua persona.
Sebastiano Di Mauro
4 agosto 2012