Rapito carabiniere nello Yemen, si esclude collegamento con cellule Al Qaeda
Ieri a Sanaa, la capitale dello Yemen, è stato rapito il responsabile della sicurezza dell’ambasciata italiana. Si tratta di Alessandro, un carabiniere – di cui è stato reso solo il nome – che è stato prelevato in un negozio nei pressi dell’Ambasciata italiana, da alcuni uomini armati, di cui si ignora la matrice criminale, ma al momento si esclude possano far parte di una delle numerose cellule locali di Al Qaeda presenti nel Paese.
Molto pià verosimilmente potrebbero far capo ad una delle fazioni tribali, che allo scopo di fare pressione sulle autorità mettono in atto i sequestri di stranieri. Si è saputo infatti che proprio ieri, poco prima del rapimento, circa 100 miliziani tribali, avevano fatto irruzione al ministero dell’interno yemenita, chiedendo di essere assunti nell’organico della polizia.
I servizi di intelligence yemeniti hanno fatto sapere al governo italiano, che il carabiniere sarebbe stato condotto verso una destinazione sconosciuta e che il governo locale ha aperto un’inchiesta, assicurando che sarà fatto tutto il possibile per identificare i rapitori e liberarlo. Tuttavia per Alessandro non vi sarebbe nessun pericolo di vita, ma si attende il contatto con i rapitori che sicuramente si faranno sentire per porre i termini dello scambio col sequestrato.
La Farnesina ha confermato la notizia del sequestro, precisando che nel paese yemenita era stata riaperta da poco la sede diplomatica, cessata la travagliata situazione politica vissuta nel Paese a seguito dell’opposizione all’ex capo di Stato, Ali Abdullah Saleh. Le tensioni sono riesplose proprio nella giornata domenica. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi, ha fatto sapere che «La priorità assoluta deve essere anzitutto quella di tutelare l’incolumità del nostro connazionale» ed inoltre ha confermato di aver sentito il suo collega yemenita, Abubakr al-Qirbi, il quale gli ha assicurato l’immediato interessamento del suo governo, che ha già iniziato la caccia dei rapitori.
Lo Yemen è ancora un Paese instabile, essendo uno dei più poveri della penisola arabice, e la sua instabilità permane, nonostante l’uscita di Saleh dopo 34 anni di potere, e nonostante vi sia l’appoggio per il governo provvisorio da parte degli Stati Uniti, dell’Onu e dall’Arabia Saudita, in attesa di nuove elezioni che non potranno avvenire prima due anni.
Attualmente, oltre al carabiniere, sono in mano ai rapitori un’insegnante svizzera e del vice console saudita, che erano stati catturati lo scorso mese di marzo, e che vanno ad infoltire il numero dei rapiti, che negli ultimi 15 anni è stato di più di 200 persone.
Sebastiano Di Mauro
30 luglio 2012