Aldo Miccichè, l’uomo dai mille volti, arrestato in Venezuela
Oggi in Venezuela è stato arrestato il faccendiere calabrese Aldo Miccichè, l’uomo dai mille volti, da tempo residente in questo Paese dell’America Latina, che secondo le accuse sarebbe stato il referente delle cosche della ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro. A confermare l’arresto è stata la stessa Dda di Reggio Calabria.
L’ordine di custodia cautelare con richiesta di estradizione, nei confronti del super latitante era stato emesso, negli anni scorsi, nell’ambito dell’inchiesta per il reato di associazione mafiosa “Cent’anni di storia”, condotta contro la cosca Piromalli, dall’ex procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e dagli aggiunti Michele Prestipino e Roberto Di Palma. La richiesta di estradizione, dopo un lungo iter processuale è stata eseguita in questi giorni.
Secondo i magistrati i rapporti di Miccichè con i Piromalli risalgono al periodo in cui viveva in Calabria, proseguendo anche negli anni successivi, tanto che la cosca lo incaricò di trovare un modo come far ottenere l’attenuazione del regime di 41 bis per il capo della famiglia Pino Piromalli, detto “facciazza”. Per tale motivo più volte Miccichè chiamò il ministro di Grazia e Giustizia dell’epoca, Clemente Mastella e tutto il suo entourage, per cercare di sbloccare la questione. Fu sempre a lui che si rivolse per far ottenere l’immunità al figlio Antonio, mediante un incarico consolare per conto di uno Stato estero, probabilmente lo stesso Venezuela in cui si era rifugiato.
Ma il nome di Miccichè è venuto fuori nell’ambito di diverse indagini e sarebbe coinvolto finanche nel presunto tentativo di brogli elettorali, in occasione del voto degli italiani in Venezuela per le politiche del 2008, quando si offrì di bruciare le schede elettorali, al fine di sostituirle con altre già votate.
Nel passato Miccichè è stato anche giornalista e consigliere provinciale della Dc a Roma e a suo carico figurano anche contatti contatti con la banda della Magliana. Fu anche amico e collaboratore di fiducia del senatore Marcello Dell’Utri che, in cambio di presunti favori, gli chiese un appoggio elettorale per le elezioni, specie per quanto concerneva il voto degli italiani all’estero. Venne arrestato a Torino nel 1990, perchè ricercato per reati fallimentari in relazione alla cessione del diurno della stazione Termini da lui gestito negli anni ’70. Sempre nei suoi confronti già nel 2008 era stato emesso prima un provvedimento di fermo, trasformato poi in un’ordinanza di custodia cautelare.
Miccichè ora dovrà scontare undici anni di reclusione.
Sebastiano Di Mauro
25 luglio 2012