Aut aut di Monti al Governatore della Sicilia Lombardo: rischio default per l’isola. Monito per tutti
Con una nota ufficiale, ma neanche troppo rituale, il premier Mario Monti ha inviato una nota inequivocabile al Governatore della regione Sicilia, per obbligarlo a rispondere circa la sua annunciata intenzione di dimettersi il 31 luglio. Ma fra le righe si può leggere, senza neanche troppa fantasia, che tra le mosse a sorpresa potrebbe esserci il commissariamento dell’Isola e cioè niente elezioni in caso di dimissioni.
Così il buco della Sicilia ha posto sotto i riflettori un altro male del Belpaese, come se fossero pochi quelli che stiamo attraversando in questa congiuntura economica. Ma c’è di più perchè il caso della Sicilia porta allo scoperto il problema di tutte le cinque Regioni a statuto speciale, che secondo i dati del 2010 sono tutte in passivo, nonostante incassino dallo Stato centrale più di quanto versino.
Infatti poco meno di 10 milioni di italiani ricevono dallo Stato più di quanto ricevono il rimanente 51 milioni e mezzo di cittadini. Queste analisi fanno orientare verso un’ipotesi di abolizione delle Regioni a statuto speciale, anche se ciò richiederebbe un difficile iter parlamentare, necessitando modifiare la costituzione.
Per quanto riguarda la Sicilia i dati dicono che per i suoi dipendenti si spendono più di 1,7 miliardi di euro, e volendo fare il paragone questo vuol dire, quasi venti in più quello che si spende in Lombardia. I suoi dipendenti sono 17mila, tra cui 1428 dirigenti e pagare i loro stipendi negli ultimi cinque anni è costato il 50 per cento in più, ovvero una crescita del 10 per cento annuo.
Non è necessario essere degli esperti in economia per capire che una situazione del genere, prima o poi doveva esplodere, dopo che sono anni che se ne parla, ma senza che mai è stata presa alcuna misura che arginasse tale spesa incontrollata. Ora la Regione Sicialia ha debiti per 5,3 miliardi e dei sei miliardi di euro di privilegiati finanziamenti europei, ne ha speso solo il 12 per cento. Quindi qualcosa non funziona se nell’Isola mancano le infrastrutture, nonostante ha a disposizione 2 miliardi di euro, dei quali è riuscita a spendere solo 360 milioni.
Pertanto bene ha fatto Mario Monti a scrivere ciò che si sarebbe dovuto scrivere già anni prima, perchè la Sicilia non ha saputo sfruttare la sua autonomia concessa dalla costituzione. In un periodo come quello che siamo attraversando, mantenere questi privilegi è un lusso che non possiamo più permetterci.
La mossa di Monti quindi suona come un monito per tutti, non solo per la Sicilia, perchè mentre si cerca di chiudere le falle, tartassando gli italiani di tasse, non è ammissibile che si tollerino falle a livello locale. Nella spending review varata dal governo Monto è stato affrontato anche il capitolo delle auotonomie locali, in particolare delle regioni a statuto speciale, perchè hanno speso troppo e male le risorse affidate loro.
Non si tratta pertanto del Nord contro il Sud, ma solo evidenti e pericolosi buchi di bilancio. Oggi, non ci si può più permettere politiche che danno spazio a lussi, che invece devono essere individuati e bloccati dal governo a qualunque latitudine. La minaccia del commissariamento della Sicilia assume così un valore nazionale. Senza troppi giri di parole si deve dedurre che la politica sta appoggiando i tecnici, per fare quel lavoro che nessun partito ha avuto il coraggio di fare prima per evidenti motivazioni che niente hanno a che fare con gli ineteressi dello Stato e degli italiani.
Sebastiano Di Mauro
18 luglio 2012