Rom truffatori chiedono risarcimento al Comune
MILANO – Gli zingari si appostavano nei centri commerciali e proponevano alla gente televisori al plasma, Pc ed elettrodomestici a prezzi ridicoli. Le vittime – allettate dall’offerta – venivano condotte nel campo nomadi comunale di via Chiesa Rossa, dove invece di concludere l’affare erano sistematicamente rapinate nel ‘negozio’ allestito tra le baracche. Il meccanismo è andato avanti per diverso tempo ma a seguito di denunce e dell’intervento delle forze dell’ordine, 15 esponenti delle famiglie rom Hudorovic, Deragna e Braidic finirono in cella per concorso in rapine, furti e truffe. Era giugno 2009.
Nel novembre dello stesso anno il Comune, tramite il Comitato di gestione del campo nomadi, decise di espellere i rom dall’insediamento per mancanza dei requisiti previsti nell’apposito regolamento e di abbattere le baracche in cui vivevano.
Tutto risolto? pare di no: a distanza di anni si è scoperto infatti che i 15 espulsi dal campo di via Chiesa Rossa hanno fatto ricorso al Tribunale civile, contestando l’allontanamento dall’insediamento e chiedendo il loro reinserimento corredato da una richiesta di risarcimento di 150 mila euro a Palazzo Marino.
Secondo i rom il Comitato di gestione che ha deciso il loro allontanamento era illegale perché il regolamento emanato nel 2009 dal Commissario per l’emergenza nomadi in Lombardia non poteva essere più ritenuto in vigore dopo che il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008 – che ha designato il Commissario per l’emergenza nomadi in Lombardia – è stato dichiarato illegittimo dal Consiglio di Stato nel 2011 e, nel 2013, anche dalla Cassazione.
Di fronte alle richieste avanzate dai rom, i legali del Comune, con una delibera dello scorso 11 giugno, hanno deciso di portare la vicenda in un’aula di tribunale per dimostrare la correttezza dei provvedimenti presi in passato allontanando anche l’ipotesi risarcimento da parte di Palazzo Marino.
Davide Lazzini
20 giugno 2015