Migranti, è (in)sufficiente la proposta dell’Ue?
ROMA – La proposta mossa dalla Commissione Europea che prevede la distribuzione di 40mila migranti (24 dall’Italia e 16 dalla Grecia) tra i Paesi dell’Ue segna una svolta dal ‘Regolamento di Dublino’, basato sul principio che un solo Stato membro è competente per l’esame di una domanda di asilo. Il sistema proposto dalla Commissione comporterà la ricollocazione su buona parte del territorio europeo di 40mila persone presenti oggi in Italia e Grecia; secondo quanto proposto la distribuzione sarà obbligatoria e proporzionata in base a criteri come il Pil, la popolazione, il tasso di disoccupazione e il ruolo svolto in passato nell’accogliere i rifugiati. La proposta, che sarà dibattuta nel consiglio dei ministri Ue degli Affari interni del 15 giugno e nel vertice dei leader del 26 giugno, introdurrà il principio di solidarietà e per essere approvata avrà bisogno della maggioranza qualificata.
Tutto bene dunque, o quasi. Nella proposta della Commissione non mancano infatti le ‘clausole’: i 40mila (tra quelli giunti in suolo europeo dopo il 15 aprile) verranno selezionati in base alla nazionalità, privilegiando le cittadinanze che nel 2014 hanno registrato un tasso di accettazione dell’asilo di almeno il 75%. La ridistribuzione sarà obbligatoria, tuttavia ogni Paese potrà bloccare l’arrivo di migranti per motivi di ordine pubblico. Italia e Grecia dovranno preparare un piano di accoglienza ed effettuare il rilevamento delle impronte digitali dei migranti. Entrambe dovranno anche tenere aggiornati gli altri Stati ed eventuali irregolarità potrebbero far sospendere il programma. Dalla ripartizione saranno escluse Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna.
Sebbene qualcosa si sia mosso in ambito comunitario, occorre tener presente alcuni elementi che contrastano con la proposta. Secondo i dati Frontex, al febbraio 2015 in Italia sono arrivati 170.757 migranti: questi, essendo giunti in suolo europeo prima della data fissata dalla proposta della Commissione (15 aprile) rimarrebbero nel Bel Paese, senza che vi sia un tangibile miglioramento della situazione interna, con centri di accoglienza al collasso e cittadini stanchi di sentirsi vittime di una tanto mancata quanto ferrea presa di posizione del Governo in ambito nazionale ed europeo. L’Italia è il 3° contributore netto dell’Ue ed è presente nella Comunità dai tempi della CECA: buone ragioni per poter dire la propria con autorevolezza ma male utilizzate alla luce dei 24 mila (solo proposti) migranti che lasceranno l’Italia in due anni. 12 mila l’anno significano circa 32 al giorno: con le medie di arrivo attuali va da sé che la proposta – ancora da dibattere e approvare – della Commissione possa sembrare solo un palliativo.
Davide Lazzini
28 maggio 2015