Raul Castro apre all’Italia ma le nuove politiche ‘non devono lasciare nessuno per strada’
ROMA – Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo Economico, e Mario Giro, sottosegretario agli Esteri, si recheranno in visita a Cuba. Lo ha detto Matteo Renzi durante l’incontro coi giornalisti al fianco del presidente cubano Raul Castro. Durante la conferenza stampa il Primo ministro ha parlato di “giorno di gioia” perché si può cominciare a “toccare con mano” il cambiamento; che sia possibile vedere come “la storia fa il suo corso”. Renzi ha parlato di nuove collaborazioni commerciali e culturali con Cuba e per questo motivo Calenda e Giro atterreranno presto nell’isola per consolidare la partnership tra i due Paesi.
Il Presidente del consiglio si è detto “convinto che possiamo fare tanto insieme” e, in verità, questa sicurezza è stata palesata anche da Castro, che si è pronunciato subito dopo Renzi: “Abbiamo parlato dei rapporti tra Cuba e l’Italia, sappiamo che ben presto riusciremo a sviluppare rapporti commerciali e culturali. L’Italia svolge un ruolo importante nei negoziati con l’Ue e speriamo di concludere accordi entro quest’anno. Ovviamente – ha precisato Castro – ci sono differenze” ma occorre conoscerle ed imparare a convivere rispettandole “come stiamo cercando di fare con gli Stati Uniti”. I progressi in questo senso potrebbero acquisire concretezza il prossimo 28 maggio quando – continua Castro – gli Usa potrebbero “togliere Cuba dalla lista dei Paesi terroristi della quale facciamo parte dal Governo Regan”.
Durante l’intervento, il Presidente cubano ha parlato anche dell’incontro avuto con Papa Bergoglio, avvenuto prima di incontrare Renzi: “Un colloquio gradevole, mi ha colpito la sua saggezza, modestia e le virtù che tutti conosciamo. Se il Papa continua a parlare così, prima o poi ricomincerò a pregare e ritornerò alla Chiesa cattolica. E non lo dico per scherzo; io sono comunista, del Partito Comunista Cubano, che non ha mai permesso l’ammissione dei credenti”.
Al di là dell’aspetto mistico e puramente soggettivo, questo pensiero aiuta a comprendere le intenzioni del Governo di Cuba, disposto a trovare un punto d’incontro con chi – storicamente – ha sempre avuto attriti, anche marcati. Per il presidente Castro la volontà di trovare un compromesso, un dialogo e una collaborazione deve essere però impostata secondo certi criteri: “non vogliamo – precisa – politiche da shock, vogliamo che nessuno resti per strada”. E prosegue: “E’ vero che siamo accusati di non rispettare i diritti umani; ma chi – si domanda retoricamente – rispetta i diritti umani? la salute è un diritto umano o un business? a Cuba è un diritto umano”. Ancora: “L’istruzione è un business o un diritto? a Cuba è totalmente gratuita – per chi vuole effettivamente studiare – fino all’università”. Il processo di rinnovamento e progresso, seppur necessario, sarà difficile perché “non vogliamo prendere misure che danneggino il nostro popolo”. “I diritti – ammonisce il Presidente – non devono essere strumentalizzati, usati per finalità politiche e adoperati soltanto nella cattiva politica”.
Prima di congedarsi e tornare in patria per accogliere Hollande, Castro ha concluso dicendo che Cuba ha riconosciuto i suoi errori e difficoltà ma – ricorda con fierezza – “abbiamo resistito: chi poteva immaginare che la dittatura dei Castro, come qualcuno la chiama, possa obbligare un popolo intero a resistere quanto ha resistito il popolo cubano?”.
Davide Lazzini
11 maggio 2015