La Sindone: l’amore più grande
TORINO – La Sacra Sindone ha una storia antica e non è semplice ricostruirla; la tradizione secolare vuole che il celebre telo funerario sia il lenzuolo nel quale venne avvolto il corpo di Gesù dopo la sua morte. I primi documenti che parlano della Sindone sono le descrizioni presenti nei Vangeli. Oltre alle fonti sacre, esistono numerose testimonianze che raccontano come i teli funebri di Cristo, tra i quali proprio la Sindone, furono gelosamente conservati e venerati. Si hanno notizie del Sacro telo anche a Costantinopoli in cui, intorno al X secolo, si narra che fosse esposto ogni venerdi. Nel 1350 il cavaliere francese Geoffroy de Charny fece costruire una chiesa a Lirey per custodire e mostrare ai fedeli la Sindone, ma nel corso della guerra dei Cento anni, Marguerite de Charny ritirò il telo dalla Chiesa di Lirey e lo portò con sé nel suo peregrinare in Europa, fino a quando non trovò ospitalità presso il Ducato di Savoia. Da quel momento il casato entrò in possesso del ‘lenzuolo sacro’, custodendolo fino al 1983 quando l’ultimo Re d’Italia, Umberto II, lo donò al Papa prima di morire.
Dal 19 Aprile al 24 Giugno, nel Duomo di San Giovanni Battista di Torino, i fedeli e il pubblico possono nuovamente ammirare la Sacra Sindone. Con la cerimonia presieduta dall’arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, si è aperta ufficialmente l’ostensione straordinaria del Sacro Telo ai fedeli. Ai piedi della teca d’acciaio che custodisce la reliquia, il porporato visibilmente commosso ha detto: “Mi auguro che il suo messaggio penetri nel cuore di tutti pellegrini che verranno e che possano tornare a casa carichi di questo grande dono e del grande segno di speranza che è la Sindone”. Nosiglia ha inoltre aggiunto che “la nostra vita ha bisogno di non perdere mai la speranza”. Il suo pensiero va anche ai milioni di cristiani che vengono uccisi quotidianamente con metodi brutali: “Gli estremisti ci sono sempre stati in ogni religione, etnia o Stato che pensa di imporre la sua volontà, ma la stragrande maggioranza delle persone che credono in Dio, al di là della religione che professano, non hanno questi sentimenti. Non dobbiamo pensare, ingenuamente, che quelli che vengono in Italia siano tutti santi, ma neanche essere preoccupati che siano tutti terroristi”; ecco perché, afferma Nosiglia: “Al di là di queste tragedie, che vanno condannate, dobbiamo fare in modo che non siano di impedimento a quello spirito di accoglienza, aperto e grande, che l’Italia ha dimostrato e continua a dimostrare verso gli immigrati”.
Intanto a Torino sono attesi 3 milioni di fedeli, tra questi anche Papa Francesco, che si recherà nel capoluogo piemontese i prossimi 21 e 22 Giugno e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Entrambi giungeranno nel capoluogo piemontese per ammirare quello che non solo i fedeli, ma anche diversi studi dimostrano essere il telo che avvolse il corpo di Gesù dopo la sua morte in croce. “Nell’ostensione a prevalere sono la fede e la devozione per quest’uomo, che ha vissuto le stesse sofferenze di Cristo. E che, col sacrificio della vita, ha vinto il male con l’amore”: queste le parole conclusive pronunciate dall’arcivescovo, che inquadrano ciò che andranno a cercare i fedeli, quell’amore verso se stessi e verso il prossimo che, a causa di mille problemi e corse contro il tempo, sta venendo sempre più a mancare.
Marilena Tuveri
22 aprile 2015