Il matrimonio rimane valido anche se un coniuge cambia sesso
BOLOGNA – La prima sezione civile della Cassazione ha sancito che chi – durante un matrimonio – cambia sesso conserva “diritti e doveri” scaturiti in seno al “vincolo matrimoniale legittimamente contratto”. Applicando i principi dettati dalla Consulta lo scorso giugno, i supremi giudici hanno così sentenziato la vicenda di una coppia emiliana che, dopo il cambio di sesso effettuato dal marito nel 2009, si era opposta alla cessazione degli effetti civili del matrimonio annotata nel registro degli atti del Comune di Bologna.
Con la sentenza n° 8097 la Corte ha così accolto le istanze della coppia, sottolineando che “la conservazione dello statuto dei diritti e dei doveri propri del modello matrimoniale” è tale “fino a quando il legislatore non consenta” ai due “di mantenere in vita il rapporto di coppia giuridicamente regolato con altra forma di convivenza registrata che ne tuteli adeguatamente diritti ed obblighi”.
La coppia emiliana oggetto della sentenza, dopo il cambio di sesso effettuato dal marito – Alessandro Bernaroli – nel 2009, si era opposta alla cessazione degli effetti civili del matrimonio avanzata su reclamo del Viminale, che aveva dichiarato la cessazione degli effetti civili del matrimonio in seguito alla “domanda di rettificazione e attribuzione di sesso femminile” avanzata dal marito, che aveva modificato il proprio nome in Alessandra. La coppia si è battuta contro questa sorta di divorzio imposto, andando anche alla Consulta, ma è stata la Cassazione a mettere la parola fine alla vicenda.
Alessandra Bernaroli è felice della decisione della Corte: “È stata una grande soddisfazione, ci abbiamo sempre creduto. È una gioia che ci ricompensa di tante sofferenze”. La coppia, che nonostante la presa di posizione del Viminale non si è mai arresa, ha affrontato un lungo iter giudiziario ottenendo il riconoscimento delle loro istanze con una sentenza “molto importante – spiega Bernaroli – perché di fronte alla politica che in questo Paese spesso non decide, sceglie solo di rimandare, dimostra invece il coraggio dei giudici di affermare la dignità e i diritti di tutte le persone”.
Per Flavio Romani, presidente di Arcigay, si è trattato di “Una sentenza storica, che premia la tenacia di una coppia a cui gli enti pubblici avevano unilateralmente annullato gli effetti giuridici del matrimonio. Un segnale di Giustizia di cui questo Paese aveva, e ha tuttora, tanto bisogno. Oggi – prosegue Romani – abbiamo di fatto il primo matrimonio tra persone delle stesso sesso pienamente valido in Italia e paradossalmente. non giunge attraverso una legge del Parlamento, cioè da dove lo attendiamo da tanti anni. Anzi, il pronunciamento dell’Alta Corte proprio al Parlamento manda un messaggio inequivocabile: le unioni tra persone delle stesso sesso vanno riconosciute al più presto”.
Davide Lazzini
22 aprile 2015