Delitto Rea: sospesa la potestà genitoriale a Salvatore Parolisi

Soddisfatta la famiglia di Melania. La difesa: “presenteremo ricorso”
«Togliete la figlia Vittoria a Salvatore Parolisi l’assassino di Melania Rea» Iniziava così, con questa frase altisonante, il titolo di alcuni quotidiani nazionali nella giornata del 6 ottobre 2011. Un sollecito partito dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Napoli, volto a togliere al caporalmaggiore scelto dell’esercito in carcere dallo scorso luglio con l’accusa di uxoricidio aggravato e vilipendio di cadavere, l’affidamento della figlioletta Vittoria. Detto, fatto!
Dopo circa sei mesi di attente valutazioni, questa mattina, la Corte d’Appello di Napoli ha deciso di revocare temporaneamente la potestà genitoriale al militare, fino al giorno in cui il tribunale di Teramo emetterà la sentenza definitiva, nel processo che lo vede imputato per l’assassinio della moglie. Si tratta di una decisione cautelativa, in attesa di giudizio, che toglie ogni forza coattiva all’autorità del padre sulla figlia, esonerandolo dal compito di educarla, istruirla, curarne gli interessi e affidando tali responsabilità ai nonni materni.
I giudici hanno così accolto il ricorso della procura minorile contro l’ordinanza con cui, nel dicembre scorso, il tribunale dei minori aveva stabilito l’assenza dei presupposti per la sospensione. Il provvedimento è stato accolto con grande soddisfazione dalla famiglia Rea, che adesso potrà occuparsi della bambina con maggiore serenità. L’avvocato di Parolisi, Walter Biscotti, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. “Non rilascio commenti fino a quando non avremo letto le motivazioni che hanno indotto i magistrati a sospendere a Parolisi la patria potestà. Con ogni probabilità, comunque, presenteremo ricorso“, ha detto il legale ai giornalisti che volevano intervistarlo.
Per mezzo del suo difensore, il caporalmaggiore ha esternato l’intenzione di rivedere e riabbracciare la propria figlia nel più breve tempo possibile, facendo passare in secondo piano la necessità di dimostrare l’estraneità al delitto.
Roberto Mattei
21 aprile 2012