Angelo Provenzano racconta la mafia ai turisti americani
PALERMO – La crisi economica e la mancanza di posti di lavoro costringono molte persone ad una disoccupazione forzata o a fare le valigie e lasciare il Bel Paese in cerca di un’occupazione. C’è però chi un lavoro è riuscito a trovarlo comunque, come Angelo Provenzano, figlio di Bernardo, che da diverso tempo sta ricevendo comitive di turisti americani a cui illustra le vicende chiave di Cosa Nostra.
L’idea è venuta a un tour operator di Boston (Massachusetts) che ha deciso di inserire nei propri pacchetti vacanza anche un incontro col figlio di Zu’ Binnu. I turisti, dopo essere giunti a Palermo per visitare le bellezze della città come la Cattedrale, il teatro Massimo e il palazzo dei Normanni, vengono accompagnati a conoscere Angelo Provenzano, che illustra loro la sua vita, gli anni di latitanza col padre, il rientro a Corleone e il rapporto con una figura che gli ha condizionato passato e presente e che – nel bene e nel male – ha influenza anche nel suo futuro.
Gli incontri col figlio di Binnu ‘U Tratturi sono cominciati lo scorso settembre e – stando alle fonti – hanno riscosso fin da subito un notevole successo. I turisti, dopo una breve introduzione, si ritrovano faccia a faccia con Angelo Provenzano, che spiega loro alcuni passaggi salienti di Cosa Nostra e risponde alle domande che di volta in volta le comitive gli sottopongono.
“Per me si tratta di un’attività lavorativa importante in un settore, quello turistico, in cui ho sempre creduto”. E ancora: “Confrontarmi con una cultura diversa dalla nostra e scevra da pregiudizi mi pare un’avventura molto stimolante”. Queste le parole del primogenito di Provenzano, che aggiunge: “vorrei una vita normale ma mi rendo conto che non c’è speranza”. Certamente non è impresa facile scrollarsi di dosso i pregiudizi che si possono avere considerando il lungo periodo di latitanza (fino al 1992) e la serie di indagini – concluse con un sostanziale nulla di fatto – che dal 2000 al 2009 lo hanno riguardato. Nonostante questo, però, i turisti d’oltreoceano apprezzano la possibilità di incontrarlo e ascoltare la sua testimonianza.
Non mancano le voci di dissenso, come quella di Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, l’attentato che nel maggio ’93 costò la vita a 5 persone, tra cui una neonata: “Speriamo che i turisti abbiano anche la possibilità di essere indirizzati in via dei Georgofili, a Firenze, vicinissima alla Galleria degli Uffizi: siamo disponibilissimi a raccontare loro la vera storia delle famiglie di Cosa Nostra”. Più diretto è il senatore del Pd Beppe Lumia, che commenta: “Questa notizia ha dell’incredibile. È solo apparentemente innocua. Oltre a raccontarsi ai turisti, il figlio di Provenzano potrebbe trovare un po’ di tempo per dire ai magistrati dove si trovano le ricchezze accumulate dal padre”.
Davide Lazzini
29 marzo 2015