Chi era Piermario Morosini

Quando arriva la morte, si cerca quasi sempre di mitizzare, a volte impropriamente, la persona che passa a miglior vita. Si sottolineano i pregi fino all’esasperazione, tralasciando tutto ciò che possa anche minimamente infangare la memoria del defunto. A volte si attribuiscono pregi che in realtà non appartenevano allo sfortunato, e si nascondono, dietro un velo di pietà spesso ipocrita, tutto ciò che di negativo lo riguardava.
Nel caso di Piermario Morosini, il giovane giocatore del Livorno deceduto nella giornata di ieri nel corso del match contro il Pescara, invece, ogni buona parola, ogni aggettivo positivo, ogni elogio non è mai esagerato, anzi, risulta addirittura riduttivo. Sembrava che la vita si fosse accanita già abbastanza con Morosini. All’età di 15 anni perde la madre Camilla a causa di un brutto male, e due anni più tardi è anche il padre Aldo a lasciarlo, pure lui per un infarto.
Il dramma per il giovane Piermario però non è finito. Nel 2004, quando Morosini si trovava ad Udine per il primo anno, il fratello maggiore disabile, di cui egli si prendeva amorevolmente cura, si toglie la vita. Episodi che segnano profondamente l’esistenza e il carattere di Piermario, che nel giro di tre anni perde le figure più importanti della sua vita. L’unica persona che rimane al suo fianco è la sorella, anch’ella, tra l’altro, bisognosa di assistenza.
L’unica soddisfazione della sua amara vita era rappresentata, fino a ieri, dal calcio. Morosini inizia giovanissimo a farsi apprezzare sui campi di gioco. La sua carriera inizia nelle giovanili dell’Atalanta, con cui nel 2004 perde la finale del Campionato Primavera. Le sue qualità emergono prepotentemente, tant’è che viene acquistato per la stagione successiva dall’Udinese. Con la squadra friulana si divide tra primavera e prima squadra, riuscendo a collezionare 5 presenze in Serie A e un gettone in Coppa Uefa.
Nella stagione 2006-2007, per acquisire esperienza, viene ceduto in prestito al Bologna, in Serie B.
L’anno successivo Morosini è riscattato dall’Udinese, ma viene subito girato al Vicenza. Quella veneta sarà una tappa fondamentale per il giovane calciatore bergamasco: grazie alle sue buone prestazioni, coronate dalla salvezza della sua squadra, riesce a conquistare la maglia della Nazionale Under-21, e partecipa all’Europeo Under-21 del 2009 in Svezia.
In seguito a questa esperienza, riprende il suo girovagare tra le squadre della serie cadetta: in tre anni gioca nelle file della Reggina, Padova, Vicenza e Livorno, con la cui maglia, nella giornata di ieri, ha giocato l’ultima partita della sua breve e sfortunatissima vita. Un’esistenza marcata a fuoco da eventi imparabili e da un grande coraggio, che gli ha dato la forza di assistere i suoi fratelli proprio nel momento in cui era lui ad aver bisogno di qualcuno che gli asciugasse le lacrime. E l’aspetto meno negativo di questa terribile storia è che ora saranno proprio i suoi cari, lassù, a prendersi cura di lui.
Giuseppe Ferrara
15 aprile 2012