Paoli lascia la Siae, ma è certo: ‘non ho commesso reati’
MILANO – “Voglio difendere la mia dignità di persona per bene”. Queste le parole di Gino Paoli, il cantante travolto dalla bufera scoppiata venerdi scorso a seguito dell’accusa di aver evaso tasse per 800 mila euro. Come già era stato preannunciato in questi giorni, Paoli ha lasciato la carica di presidente Siae. Le dimissioni, “irrevocabili”, arrivano per lettera al Consiglio di gestione della società, convocato in tarda mattinata a Milano.
Paoli è rimasto nella sua casa di Genova alle prese con gli avvocati, ma ha preso parte alla riunione milanese attraverso un collegamento video. Ai presenti ha fatto pervenire un documento in cui rinuncia alla carica di presidente e precisa alcuni aspetti della vicenda. Ecco il testo come riportato dalle fonti:
“Cari Consiglieri,
alla luce delle vicende che mi hanno coinvolto in questi giorni, mi preme rivolgermi a voi con cui ho condiviso questo percorso di circa un anno e mezzo di intenso e appassionato lavoro. Ci tengo a dirvi che sono certo dei miei comportamenti e di non aver commesso reati. Con il rispetto assoluto di chi sta doverosamente svolgendo il suo lavoro di indagine, intendo difendere la mia dignità di persona per bene. In questi giorni assisto purtroppo a prevedibili, per quanto sommarie, strumentalizzazioni, che considero profondamente ingiuste. Quello che non posso proprio permettermi di rischiare, però, è di coinvolgere la Siae in vicende che certamente si chiariranno, ma che sono e devono restare estranee alla Società. Ho volutamente aspettato qualche giorno a parlarvi per non entrare nella foga di queste stesse strumentalizzazioni. Credo di aver espletato il mio compito di Presidente al massimo delle mie capacità. Sono orgoglioso dei risultati che abbiamo ottenuto insieme, per cui abbiamo combattuto fianco a fianco in battaglie importanti, fino all’ultima in favore dei giovani autori. Rassegno pertanto al presente Consiglio le mie dimissioni irrevocabili, con la certezza che la Siae saprà continuare la sua missione di tutela della creatività italiana”.
L’artista ha inoltre detto di aver cancellato “due concerti e una manifestazione in memoria dello studioso e amico Gianni Borgna. E sa perché l’ho fatto? – domanda retoricamente – Perché mi conosco. Se qualcuno, in queste occasioni pubbliche, mi avesse fatto qualche battuta di quelle che circolano adesso, qualche sfottò, bene io l’avrei mandato all’ospedale nonostante i miei ottant’anni e a condizione che il “battutista” non fosse un campione di Sumo. Quando mi sento ferito o umiliato ingiustamente – incalza Paoli – io non porgo l’altra guancia. Sono capace di scatti d’ira incredibili”. Detto questo, l’artista ha aggiunto con rammarico “E poi, quando tutto sarà chiarito, il mostro evasore da sbattere in prima pagina verrà riabilitato con una notizia breve nelle pagine interne”. Il cantante avrà la possibilità di chiamarsi fuori da ogni accusa il prossimo 3 marzo, quando comparirà davanti al giudice per essere interrogato sui fatti che lo vedono indagato per evasione fiscale.
Davide Lazzini
25 febbraio 2015