Pm: ‘Dio abbia pietà di Schettino’. L’accusa chiede 26 anni e 3 mesi

GROSSETO – Trentadue morti, il gretto abbandono della nave e circa 5 miliardi di euro di danni non sono passati inosservati nella requisitoria dei giudici incaricati di processare Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia, per il quale ieri l’accusa ha chiesto una pena di 26 anni e 3 mesi.
La richiesta è stata prodotta dal sostituto procuratore Maria Navarro ed è così ripartita: 14 anni per omicidio e lesioni colpose, 9 per naufragio colposo, 3 per aver abbandonato la nave e ulteriori 3 mesi per mancata comunicazione alle autorità. Oltre alla detenzione, è stata chiesta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale per la durata della pena e arresto immediato in caso di condanna in primo grado. Come specificato durante la requisitoria, la pena richiesta non è esagerata: la Cassazione – ha riferito la Navarro – con sentenza n. 39898 del 3/7/2012, aveva inflitto una condanna a 10 anni per omicidio colposo plurimo a seguito di un incidente stradale che provocò 4 vittime.
Alle accuse della Navarro, che si sommano a quelle precedenti mosse dal pm Alessandro Leopizzi – che parlò di “gestione vigliacca dell’emergenza” – vanno ad aggiungersi le parole del pm Stefano Pizza: “Dio abbia pietà di Schettino, perché noi non possiamo averne alcuna”. L’imputato non si è presentato in aula e, attraverso i suoi avvocati, si è limitato a dire: “Non scappo. Sono a disposizione dell’autorità giudiziaria, mi si dica quello che devo fare”.
I giudici dovranno ascoltare gli avvocati di parte civile, che presenteranno le richieste di risarcimento danni all’ex comandante Schettino e al responsabile civile di Costa crociere spa per i naufraghi sopravvissuti. Il 5 e 6 febbraio la parola passerà infine ai legali difensori di Schettino, Domenico Pepe e Donato Laino. Di lì a breve verrà pronunciata la sentenza.
Davide Lazzini
27 gennaio 2015