Don Seppia: per la Cassazione il processo è da rifare

GENOVA- Don Riccardo Seppia, l’ex parroco di Sestri Ponente condannato per pedofilia e induzione alla prostituzione, sarà di nuovo processato.
Questa volta, secondo la Corte di Cassazione che ha annullato la precedente sentenza della Corte d’Appello e la pena di nove anni e sei mesi di carcere, Seppia non dovrà più vedersela con l’accusa di induzione alla prostituzione, ma solo con quella di rapporti sessuali con minori. Nella precedente condanna hanno avuto un ruolo chiave le accuse di cessioni di droga agli stessi minori poi abusati.
Il processo è da rifare perché i giudici hanno considerato i reati di cui era accusato, violenza sessuale e induzione alla prostituzione, come un unico reato. Non solo: l’induzione alla prostituzione è caduta e i fatti di cui era accusato sono stati considerati atti sessuali con minorenne, quindi meno gravi almeno per quanto riguarda la pena. Ora il processo ritorna alla Corte d’Appello e l’avvocato Paolo Bonanni che difende don Seppia commenta la sentenza della Cassazione: “È stata accolta la tesi che abbiamo sempre sostenuto”.
Il caso era emerso nel maggio 2011 con l’arresto di don Seppia, parroco della chiesa di Santo Spirito a Sestri Ponente e, una ventina di giorni dopo, dell’ex seminarista Emanuele Alfano, considerato suo complice, che venne condannato a 5 anni e tre mesi, pena poi diminuita di un anno. Entrambi furono accusati di aver coinvolto degli adolescenti in rapporti sessuali e consumo di droga.
La Corte d’appello di Genova, il 22 marzo 2013, aveva confermato la sentenza di primo grado a 9 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione. Don Seppia, difeso dall’ avvocato Paolo Bonanni, era stato accusato di violenza sessuale su minore, tentata induzione alla prostituzione minorile, offerte plurime di stupefacenti a minori e cessione di cocaina all’ex seminarista Emanuele Alfano, anche lui arrestato con l’accusa di induzione alla prostituzione minorile. Il difensore dell’ex parroco, aveva fatto ricorso in Cassazione chiedendo l’annullamento della sentenza d’Appello e che si ricelebrasse il processo.
L’inchiesta era partita da Milano dove i carabinieri stavano indagando su un giro di droga spacciata in palestre e saune frequentate in particolare da omosessuali. A inchiodare Seppia vi furono le testimonianze di alcuni ragazzini, tra i quali un chierichetto quindicenne che aveva raccontato di aver subito, in sacrestia, ‘attenzioni particolari’ del sacerdote mai sconfinate, però, in atti sessuali veri e propri. E poi, a smascherare le responsabilità dell’ex sacerdote, vi furono le intercettazioni e gli sms, oltre alle chiamate con l’amico Emanuele Alfano al quale don Seppia avrebbe confidato le sue fantasie sessuali con i ragazzini. Attualmente Riccardo Seppia è rinchiuso nel carcere di Sanremo.
Davide Lazzini
20 novembre 2014