Lorenzo Costantini non ce l’ha fatta. Muore a vent’anni di leucemia
LANCIANO — Lorenzo Costantini non c’è più, ma la sua partita l’ha giocata fino in fondo, lottando per ogni singolo millesimo di secondo, con la coscienza di farlo perché «quello che ci meraviglia di più» aveva detto Rossana, la sorella maggiore, «è che lui ha voluto sapere tutto fin dall’inizio della sua malattia, sa tutto e probabilmente meglio di tutti».
Ha diciannove anni e la passione per il calcio quando la sua vita si sposta su un altro campo, non più il prato verde dello stadio, lui che nato e cresciuto a Lanciano, in provincia di Chieti, era destinato nel 2013 a fare il salto di categoria, quel salto che l’avrebbe portato verso realtà calcistiche nazionali. Invece il 2013 è stato segnato da un altro destino, una partita con la vita, una lotta su un altro campo che è quello delle corsie degli ospedali: «Ero un ragazzo come tutti, solo che giocavo; andavo a scuola, tornavo a casa, allenamento, tornavo a casa e uscivo un po’ la sera. Ho fatto questa vita fino all’anno scorso, poi è cambiato tutto. È cambiato tutto in un mese, in realtà, dopo la diagnosi. Progetti, programmi, tutto accantonato. Il calcio mi manca, ci ho giocato per tredici anni». La rotta di inversione è quindi fulminante ed inaspettata, quanto la malattia che l’ha ucciso. Siamo a maggio del 2013 quando Lorenzo si infortuna durante un allenamento, lesione del crociato. Un brutto colpo per lui che vede svanire il sogno di entrare a far parte della prima squadra della serie B del suo paese. Eppure il brutto colpo non è nulla quando il 14 giugno 2013, a seguito degli esami di routine pre-intervento del crociato, gli viene diagnosticata la leucemia. All’ospedale di Pescara non solo viene confermata la diagnosi, ma viene dato anche il nome alla sua malattia: leucemia linfoblastica acuta di tipo B Common Philadelphia positivo. Un brutto nome che complica ulteriormente la situazione perché la caratteristica di questa forma di leucemia è che l’anomalia del «Philadelphia positivo», tipica delle leucemie croniche, rende le forme acute, come quella di Lorenzo, costantemente recidive. Una condizione compromettente che ostacola seriamente la guarigione con un continuo ripresentarsi della malattia, uguale a prima se non addirittura più forte. Un calvario, che di tappa in tappa porta la famiglia a trasferirlo a Bologna in uno dei migliori centri nazionali di Ematologia per vari cicli di chemioterapia e farmaci sperimentali, ed un trapianto di midollo osseo dalla sorella Roberta, compatibile al 100%. Purtroppo la compatibilità non basta per assicurare il successo del trapianto, e a distanza di quaranta giorni la malattia torna con una mutazione dei geni a rendere le terapie ancora più inefficaci. Nuovo ricovero in vista di nuove chemio e possibili trattamenti con linfociti T prelevati sempre dalla sorella. È questo il momento nel quale la speranza si apre: il professore Martinelli, a capo dell’équipe medica alle cui mani è affidato Lorenzo, propone la possibilità di una reale guarigione presso un centro a Philadelphia, in America, dove effettuano terapie ancora sperimentali (il metodo CAR che comporta un prelievo di linfociti T del paziente per essere modificati geneticamente e successivamente riammessi) ma con ottime probabilità di riuscita (88%) anche per un caso come quello di Lorenzo. Seicentomila dollari (quattrocentocinquanta euro) quanto serve alla famiglia per sostenere le spese del ricovero, cifra raggiunta in pochissimo tempo grazie alla campagna Onlus «Lorenzo facci un goal». Una catena di solidarietà incredibile che ha coinvolto anche il mondo del calcio tramite il suo procuratore, Donato Di Campli, e che regala a Lorenzo una nuova forza: «Tutto quello che è stato fatto per me mi ha commosso. Sapevo di essere benvoluto nella mia città, ma quello che è stato fatto per me è troppo, hanno esagerato. A partire da Lanciano ma non solo, tutti i dintorni e tutta Italia. Le società sportive, anche del Nord, mi hanno mandato i bonifici. A parte i bonifici, la cosa importante è stata starmi vicino. Non ho visto tutto quello che è stato fatto perché ero a Bologna, ma mi hanno raccontato tutto. All’inizio sembrava una cosa impossibile ma hanno fatto tanto, a partire da Donato, la mia ragazza, i miei amici che venivano due volte al giorno a portare i soldi in officina (del padre Pasquale ndc). Una marea di giovani si sono dati da fare per me. Me l’aspettavo sì, ma non così». Lanciano, la città dove lui torna dopo il lungo ricovero a Bologna: «Sto meglio da quando sono uscito dall’ospedale. L’aria di casa mi fa bene anche se faccio sempre fatica, soprattutto perché quest’ultimo ricovero l’ho sentito stavolta, è stato diverso dagli altri. Ma se rimanevo a Bologna non mi riprendevo più. Almeno qui vado alla casa al mare, mi metto sul balcone e prendo un po’ d’aria. E il cibo è quello cotto e mangiato, non quelle cose che mi davano all’ospedale». Compagna in questo peregrinare è mamma Anna: «Mamma ha fatto tutti i ricoveri con me, ma per chi è rimasto qui (il papà Pasquale, il fratello Antonio con la moglie Maura, le sorelle Roberta e Rossana ndc) è stato forse più difficile, da lontano. Del resto l’officina mica si poteva chiudere. Ho affrontato molto male l’ultimo ricovero, ma da quando hanno fatto tutto questo per me qualcosa è cambiato nella mia testa. E questa grande solidarietà ha aiutato anche la mia famiglia. Adesso sento una grande responsabilità addosso, mi sento quasi in debito e ringrazio ancora milioni di volte tutti. Non so bene cosa mi aspetta negli Stati Uniti, ma mi devo dare da fare. Devo stare bene sennò non mi fanno neanche partire, ma mi impegnerò, e quello che posso sicuramente lo farò. Sono pronto».
A fine agosto Lorenzo può finalmente partire per Philadelphia, stesso nome dell’anomalia che lo sta uccidendo e che ora forse può farlo vivere, con il desiderio «di tornare ad una vita normale, spensierata» e la voglia di guarire per poter vivere con la sua famiglia «in una casetta di campagna e aiutare gli altri. Ecco, vuole guarire perché desidera che tutto quello che è stato fatto per lui, lo possa fare per gli altri», queste le parole della sorella Rossana.
L’ultimo aggiornamento sul sito «Lorenzo facci un goal» è del 30 ottobre: «Farà piacere a tutti sapere che dopo momenti molto delicati durante i quali non si riusciva a intravvedere la possibilità di portare a conclusione a breve la terapia, finalmente i valori si stanno assestando su indici più favorevoli. Tutto, quindi, sembra convergere verso quel momento che con tanta trepidazione e speranza attendiamo, in cui sarà praticata a Lorenzo l’infusione. I medici questa volta sono chiaramente fiduciosi, si attende solo che la funzione cardiaca, che è stata messa a dura prova nelle ultime settimane, torni alla piena efficienza. In più Lorenzo mostra i segni di una sicura ripresa: fa brevi passeggiate ed è quasi completamente autonomo. A tutti quegli amici che non ci abbandonano mai, un saluto affettuoso da Filadelfia. A presto». Piacerebbe ricordarlo così, in attesa della sua guarigione e del suo ritorno. A presto Lorenzo.
Paola Mattavelli
11 novembre 2014