Morta la giovane madre ferita dall’ex compagno
PERUGIA – Ilaria Abbate, la ventiquattrenne ferita dall’ex compagno con alcuni colpi di pistola il mese scorso, non ce l’ha fatta. Ha lottato strenuamente per 38 giorni ricoverata in rianimazione all’ospedale di Perugia Santa Maria della Misericordia, ma le ferite riportate hanno prevalso sulla volontà di reagire della giovane madre. Le condizioni della donna erano da subito apparse “seriamente compromesse” ai medici che la soccorsero e nonostante i tentativi di salvarle la vita, il proiettile che le aveva ferito il cranio si è rivelato fatale. Nelle ultime ore di vita, come riferito dal Dottor Galzerano, i parametri clinici di Ilaria erano scesi in maniera preoccupante. Il decesso della giovane mamma è avvenuto il 14 Agosto alle 9.30.
Ci sono invece speranze di recuperare il figlio di due anni ricoverato al Meyer di Firenze: le sue condizioni sarebbero in miglioramento. E’ stata inoltre dimessa l’amica che era con Ilaria Abbate a Ponte Valleceppi il 6 luglio scorso e che rimase ferita dai proiettili esplosi dall’uomo, Riccardo Bazzurri, morto suicida 38 giorni fa.
La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini ha espresso: “Profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia di Ilaria Abbate, è una drammatica vicenda che ancora di più ci impone di mettere in atto azioni di prevenzione e di aiuto per le donne e i minori vittime di violenza. Violenza che sempre più spesso si manifesta in un contesto familiare”.
La Abbate venne colpita mentre era nella Citroen dell’amica, con in braccio il figlio, in una stradina di Ponte Valleceppi. Dovevano andare in piscina per trascorrere una giornata spensierata. A sparare quattro colpi con la sua Beretta, regolarmente detenuta, fu il carrozziere trentaduenne ex compagno della Abbate. L’uomo non accettava la separazione e tra i due c’erano state diverse discussioni ma nessuna denuncia, anche perché la donna lo considerava un “padre esemplare“.
Il carrozziere, arrivato a Ponte Valleceppi in auto, dopo aver compiuto il folle gesto, ha rivolto l’arma verso di sé sparandosi alla testa. Morì il giorno dopo. Per il pm Manuela Comodi non ci sono dubbi: l’uomo aveva “sparato per uccidere” e a dar rinforzo a questa conclusione c’è il fatto che il caricatore della pistola era pieno al momento del ritrovamento.
Un episodio che lascia sgomenti e che non ha giustificazioni se non quella data dall’esasperato senso di frustrazione che ha spinto il carrozziere a compiere un gesto fine a sé stesso: uccidere perché non si riesce a digerire una separazione non ha senso; impugnare un’arma, vinti dal proprio ego, e puntarla contro chi si ama non è soltanto un gesto scellerato ma una spia che indica una patologia psicologica, una mancanza di senno rivelatrice del fatto che di amore, quell’uomo, probabilmente non ne abbia mai provato nei confronti di Ilaria. La prevenzione è l’unico strumento utile ad arginare questo tipo di azioni delittuose, che si stanno purtroppo moltiplicando poiché sempre più spesso i carnefici rigettano la possibilità di cercare aiuto e decidono di farsi giustizia da soli. Ma che giustizia è quella di sentenziare la morte di una persona che ci ha dato un figlio e che ci è stata vicina?
Davide Lazzini
16 agosto 2014