Lampedusa: approvata e sottoscritta la Carta


Si conclude con la sottoscrizione della Carta da parte dei presenti, il meeting che ha visto confluire sull’Isola un’importante e numerosa porzione di Società Civile che già da mesi lavora alla stesura del documento. Una stesura partecipata e condivisa, che ha saputo raccogliere e vorrà diffondere le istanze di chi si dichiara con forza, seppur da posizioni diverse, contrario a quell’approccio che in vario modo rifiuta, criminalizza e ostacola il fenomeno delle migrazioni.
I tre giorni di assemblea, dal 31 Gennaio al 2 Febbraio, hanno visto intervenire Associazioni, Comitati, Collettivi, Gruppi e Persone dalle latitudini più diverse, da Lisbona a Gerusalemme, da Tunisi ad Amburgo, per condividere conoscenze e percorsi, proposte per affermare la necessità che si torni a tenere in massima considerazione il diritto di ogni Individuo a vivere liberamente e degnamente su questa terra comune che è il mondo.
La Carta afferma la volontà dei sottoscrittori di disconoscere le politiche di discriminazione e militarizzazione, denunciando la sofferenza e il disagio che queste stesse generano.
Un malessere che da Lampedusa è più semplice comprendere come comune.
Una disumanità che colpisce con la stessa violenza nativi e migranti, uniti nella disperazione di chi si sente abbandonato da istituzioni che ove non speculano semplicemente latitano, distruggendo i già sanciti principi di uguaglianza e accoglienza su cui dovrebbero strutturarsi le buone prassi di integrazione.
Lo raccontano i cittadini di Lampedusa che si sforzano quotidianamente per far sì che difficoltà economiche e sociali non diventino il terreno su cui combattere una tragica guerra tra poveri.
Vediamo bene noi stessi come sempre più giovani e meno giovani lascino il bel paese in cerca di migliori prospettive di vita e realizzazione personale, e non è poi così peregrino proporre a tutti e tutte di identificarsi anche solo un po’ con chi, stremato da una resistenza che a nulla porta, ma non ancora arreso alla rinuncia, decide di partire.
E da qui riflettere sull’ingiustizia del permetterlo ad alcuni e non ad altri.
Pensare a cosa potrebbe voler dire per chi dovesse eventualmente, per ragioni improvvise e terze, fuggire dall’Europa, trovarsi ad averne negati la possibilità e il diritto, e a voler salpare magari l’oceano, sperando nella fortuna di non essere lasciato annegare insieme ai propri sogni di felicità e pace, e comunque nella certezza di venire perseguito e recluso.
Quella per la Carta di Lampedusa è stata un’assemblea consapevole e critica, finalmente umana, in cui il sipario mediatico e intriso di retorica che ha accompagnato la tragedia del 3 Ottobre, e le numerose altre, è stato completamente “sbugiardato” e messo in stato di accusa.
Ora, l’esistenza della Carta apre, per questo grande movimento intercontinentale ed interculturale, un nuovo capitolo di mobilitazione; verrà diffusa e sottoscritta da altri e altri ancora, fino al raggiungimento, come primo obiettivo, di un milione di firme.
Firme che sanciranno un impegno concreto a riscrivere, anche nei fatti, una storia del Mediterraneo finalmente libera da stragi, opportunismo e indifferenza, ma stretta piuttosto intorno ad una ritrovata fratellanza e solidarietà.
di Monica Scafati
3 febbraio 2014