Costa Concordia: Schettino da la colpa al timoniere

A pochi giorni dall’inizio dei lavori di riposizionamento della Costa Concordia –la nave da crociera affondata il 13 gennaio 2012- si torna a far luce sugli avvenimenti di quella tragica notte, quando alle 21 e 42 la nave urtò il più piccolo degli scogli delle Scole, nei pressi dell’isola del Giglio, causando la morte di 32 persone (2 sono ancora disperse).
Oggi l’ex comandante, Francesco Schettino, con dichiarazioni spontanee, è intervenuto in tribunale con la sua versione dei fatti: “Nel momento in cui ho chiesto al timoniere di mettere i timoni a sinistra, l’errore è stato di non farlo, in quel momento la nave aveva un’accelerazione a destra”.
Quindi secondo l’ex comandante la colpa del naufragio è attribuibile all’errore del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin. L’intenzione di Schettino era quella di far allineare la nave agli scogli per evitare (o comunque ridurre) l’impatto ma -secondo quanto affermato in aula-il mancato rispetto dell’ordine ha generato la tragedia. Dice infatti: “Volevo ridurre la velocità angolare della poppa della Costa Concordia rispetto alla rotazione, ottenendo quindi una contro-rotazione, forse con un impatto più verso prua, certo con meno rotazione a destra. Addirittura se la nave si fosse fermata passava via liscia. Ma la manovra errata non lo permise”.
Ai periti sono state poste alcune domande: quanto incise nel naufragio della Costa Concordia l’errore del timoniere nell’esecuzione dell’ordine di Schettino, quanto incise l’avaria ai generatori di emergenza sugli altri apparati della nave (timoni, ecc.) e come funzionarono le pompe di emergenza e le porte stagne.
Secondo quanto riferito il timoniere ritardò sì la manovra dettata dal comandante (di 13 secondi), ma l’impatto sarebbe stato comunque inevitabile. I periti riferiscono che dalla scatola nera non si evince che ci siano stati ordini per correggere i timoni o che o che siano state effettuate manovre alternative, al contrario di quanto affermato sin dal primo momento da Schettino che si è sempre difeso dicendo che aveva compiuto una manovra dopo l’impatto per avvicinare la nave al porto. Inoltre riferiscono che “il generatore d’emergenza della Costa Concordia non funzionò”, ma questo non ha avuto nessuna influenza sull’evento perché –sempre secondo i periti- “il generatore è comunque ininfluente a dare propulsione alla nave e a determinare il movimento dell’elica. “Non abbiamo riscontrato la causa dell’avaria”, hanno anche detto i periti, “abbiamo constatato che ci furono dei surriscaldamenti che causarono il blocco dell’impianto ma non ne abbiamo determinato la causa”.
Proprio per questo il legale di Schettino, Francesco Pepe, chiede nuove perizie per “accertare la verità e capire quanto accaduto” anche se in realtà è già stato effettuato un incidente probatorio che secondo quasi tutte le altre parti nel processo è già esaustivo. Si aspettano comunque decisioni del tribunale in merito alla questione sollevata dall’avvocato Pepe.
di Luigi Carnevale
23 settembre 2013