Omicidio di Melania Rea, chiesto l’arresto per Salvatore Parolisi

di Roberto Mattei
Il sostituto procuratore di Ascoli Piceno ha consegnato al GIP Carlo Calvaresi il fascicolo contenente tutto il materiale sul caso della 29enne di Somma Vesuviana unitamente alla richiesta di custodia cautelare in carcere del militare. Il giudice delle indagini preliminari dovrà ora decidere se e quando convalidare l’arresto. Noi di 2duerighe abbiamo provato a ricostruire lo svolgimento dei fatti così come sono stati raccontati dai principali media nazionali e, “facendo due conti”, qualcosa in questa brutta storia ancora non torna come dovrebbe.
Ascoli Piceno, 15 luglio 2011 – Per la procura di Ascoli Piceno non ci sono dubbi: a uccidere Melania Rea, la 29enne di Somma Vesuviana trovata morta il 20 aprile scorso nel bosco di Ripe di Civitella in provincia di Teramo, sarebbe stato il caporalmaggiore scelto nonché marito della donna, Salvatore Parolisi.
Una notizia ancora avvolta dal massimo riserbo anche se, come anticipato questa mattina dall’Ansa, alcuni siti internet avrebbero diffuso alcune indiscrezioni secondo le quali il sostituto procuratore del capoluogo piceno, Umberto Monti, avrebbe già inoltrato al GIP, Carlo Calvaresi, la richiesta di custodia cautelare in carcere del militare per omicidio volontario aggravato. Se la notizia fosse confermata, in qualsiasi momento il giudice per le indagini preliminari potrebbe convalidarne l’arresto.
Dal 18 aprile 2011, giorno della scomparsa di Melania, i media hanno sempre attaccato Salvatore Parolisi etichettandolo sin dall’inizio come “l’assassino della moglie”. A sua difesa, l’uomo ha sempre dichiarato di sentirsi vittima di un “linciaggio mediatico”, cosa confermata anche dai suoi avvocati, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile. Il problema però non sono i media, non è il web. L’anomalia non risiede in chi fa informazione, ma in coloro che dagli uffici giudiziari fanno filtrare certe notizie ancor prima che vengano ufficializzate dagli organi competenti e che, se non corrispondenti a verità, possono distruggere per sempre la reputazione di un individuo. A noi di 2duerighe – chi ci segue da anni già lo sa – non piace fare disinformazione e di conseguenza vi parleremo degli ultimi sviluppi degli investigatori descrivendo però anche i punti a favore dell’indagato. Partiamo innanzitutto dall’autopsia sul corpo di Melania Rea, depositata mercoledì 13 luglio dall’anatomopatologo dott. Adriano Tagliabracci.
L’assassino avrebbe aggredito la donna con una tecnica militare denominata assalto alla sentinella, colpendola di sorpresa, alle spalle, trapassandole la gola con un coltello. Melania avrebbe cercato si scappare ma sarebbe caduta in terra durante la fuga e il killer ne avrebbe approfittato per infierire ancora contro di lei, scatenando tutta la sua rabbia omicida. Chi ha ucciso la 29enne l’avrebbe colpita in un primo momento con un coltello, in più parti del corpo. La donna sarebbe così morta lo stesso giorno della scomparsa. In un secondo tempo l’assassino sarebbe tornato sul luogo del delitto, forse il giorno successivo alla sparizione o addirittura in quello del ritrovamento del cadavere, colpendo il corpo esamine della giovane con un oggetto contundente, forse un punteruolo, alterando la scena del crimine probabilmente per sviare le indagini. Sempre stando all’autopsia, l’omicidio sarebbe avvenuto tra le 14 e le 15.30 proprio nel luogo di ritrovamento del cadavere (il bosco delle casermette di Ripe di Civitella, nel teramano).
Un testimone, però, confermerebbe di aver visto quel 18 aprile, la famiglia uscire di casa alle 14.15 e il proprietario del chiosco bar ubicato sul pianoro di Colle San Marco avrebbe assicurato la presenza in loco di Salvatore Parolisi intorno alle 15.15. Un’ora di tempo quindi per uccidere la moglie e pianificare la messa in scena? Non vogliamo sostituirci agli investigatori, che probabilmente hanno in mano elementi a noi sconosciuti e che conoscono molto bene il proprio lavoro, ma ci sembra giusto azzardare una nostra ipotesi. Ammettiamo che Melania, il marito e la figlioletta di 18 mesi si siano recati direttamente a Ripe di Civitella appena lasciata la loro abitazione, come attesterebbe tra l’altro la cella radio della località omonima che, stando agli ultimi accertamenti dei RIS, avrebbe agganciato il cellulare dell’uomo proprio quel giorno. Per raggiungere il bosco delle casermette, l’uomo avrebbe potuto scegliere tre strade distinte: la SS 81, 14.9 km, con un tempo di percorrenza di 20 minuti; la SP54a, 19.6 km, 25 minuti; SP54 18.2 km in 26 minuti. Consideriamo il percorso più breve. Alle 14.35 il caporalmaggiore si sarebbe trovato a Ripe. Qui avrebbe parcheggiato e fatto scendere la moglie fino al raggiungimento del luogo in cui è stato ritrovato il cadavere. L’uomo avrebbe così assalito la moglie cercando di “scannarla” ma la donna, anche se ferita, sarebbe sfuggita alla mattanza. Rincorsa e “catturata” Salvatore l’avrebbe uccisa a suon di coltellate, per poi pulirsi, cambiarsi gli abiti e recarsi a San Marco.
Ammettiamo per assurdo che per far ciò abbia impiegato 15 minuti. Per arrivare sul colle e avviare la messa in scena della scomparsa l’uomo avrebbe dovuto prendere la via più breve e cioè le SP53 e SP76 che conducono alla località picena in 17 minuti. Sarebbe così giunto sul pianoro intorno alle 15.07 dove avrebbe nuovamente parcheggiato la propria autovettura facendosi vedere al proprietario del chiosco intorno alle 15.15. E’ forse possibile commettere un omicidio del genere con dei tempi così ristretti? E se Salvatore fosse andato veramente a San Marco quel giorno con la propria moglie? Esaminiamo per un istante questa seconda tesi. La famiglia esce di casa alle 14.15 per una gita fuori porta e raggiungere il pianoro della nota località montana picena. Percorrendo la SP 76 in 15 minuti è sul posto. Il militare parcheggia l’auto e assieme alla famiglia raggiunge il parco giochi dove sono posizionate le altalene. Sono circa le 14.35 quando Melania manifesta l’intenzione di recarsi al bagno e si allontana. Immaginiamo che l’uomo in questo frangente abbia portato via la donna in direzione Ripe di Civitella.
Avrebbe dovuto percorrere le SP 76 e 53 impiegando circa 34 minuti per andare e tornare nonché 15 minuti per uccidere la moglie, cambiarsi, ecc., ecc. . Alle 15.24 il caporalmaggiore avrebbe fatto ritorno a San Marco, parcheggiato l’auto e messo in atto la farsa dell’allontanamento volontario della donna. Ma Salvatore Parolisi è stato sicuramente visto nei pressi del chiosco bar intorno alle 15.15 dal proprietario del locale! Inoltre è bene ricordarlo tutte queste operazioni sono state effettuate con la figlioletta di 18 mesi al seguito. Insomma qualcosa in questa brutta storia non torna anche il fatto che molti testimoni asseriscono di aver visto il caporalmaggiore sul pianoro solo intorno alle 15.30 e che tutto sia documentato da prove fotografiche minuziosamente “assemblate”, come in un puzzle, che testimonierebbero come la famiglia non si trovasse nella zona giochi tra le 14.00 e le 15.30.
Vien da pensare che l’assassino non sia lui e che sappia di più di quanto raccontato sino ad oggi sulla vicenda, ma alcuni comportamenti sono talmente strani da etichettarlo già a priori come il mostro: il fatto che il 19 aprile, giorno dopo la scomparsa di Melania, abbia cancellato il suo profilo su Facebook (dove probabilmente si sentiva anche con la sua amante); l’essersi sbarazzato del cellulare con cui si sentiva con la soldatessa Ludovica, di nascosto dalla moglie e tutta una serie di contraddizioni nelle sue dichiarazioni che hanno insospettito gli inquirenti sin dal primo giorno. «Tutto ci attendevamo in questa vicenda tranne che l’inchiesta fosse incentrata su Salvatore – ha detto oggi Michele, fratello di Melania Rea alla notizia della richiesta di custodia cautelare in carcere del cognato – Sembra che ora tutto porti a lui, ma aspettiamo gli eventi per vedere cosa ci diranno».
Una volta accertato che il delitto è avvenuto a Ripe di Civitella gli atti dell’inchiesta dovrebbero essere trasferiti alla competente Procura di Teramo.