PETER RABBIT – La letteratura classica per l’infanzia incontra il genio cinematografico

La tecnica mista è dai primi del ‘900 un rivoluzionario processo di creazione filmica in cui attori e figure animate si uniscono per dar vita a qualcosa di irrealizzabile nel mondo reale; ovverosia l’interazione diretta tra l’essere umano e i personaggi fittizi, come quelli delle fiabe per bambini o dei grandi classici d’avventura. Nata come un riuscitissimo esperimento, tale tecnica è stata migliorata nei decenni, poi magnificamente sfruttata dall’ingegno della Walt Disney che ha potuto così dar vita a capolavori senza tempo come Mary Poppins, Pomi d’ottone e manici di scopa, o opere di indiscussa grandezza come Chi ha incastrato Roger Rabbit? della Amblin Entertainment. Ed è proprio parlando di conigli che il produttore Will Gluck ha deciso di servirsi di questo stile per creare il perfetto connubio tra letteratura per bambini e la moderna cinematografia d’animazione, che negli anni ha condotto la sopracitata tecnica mista verso un innovato e glorioso futuro. Peter Rabbit si lega al grande successo della serie televisiva realizzata in America dalla Nickelodeon nel 2012, la quale a sua volta attinge dall’opera letteraria di Beatrix Potter.
Peter Rabbit è un coniglietto che insieme alla sua allegra famigliola si diverte a combinare pasticci, in barba al vecchio e burbero McGregor, costretto a continui inseguimenti per preservare il suo orto. Una volta che la proprietà viene ereditata dal nipote di quest’ultimo (Domhnall Gleeson), giunto dalla caotica città, avrà inizio una lotta per conquistare il cuore della vicina Bea(Rose Byrne).
Il film mesce sapientemente l’elemento fotografico con la naturale meraviglia della campagna inglese, così da disegnare un pittoresco e coloratissimo affresco che avrebbe certamente trovato il consenso della madre di questo racconto. La realizzazione grafica dei coniglietti è pressoché perfetta e il confine tra realtà e finzione si annulla a favore del pubblico più piccolo. La linearità della trama offre alla sceneggiatura la possibilità si svariare su tutti i fronti e donare al soggetto una linfa del tutto nuova. La novella classica si evolve qui in ogni forma, dalle musiche ai dialoghi, restaurando un’opera che altrimenti rischiava di non stuzzicare l’attenzione del pubblico moderno. In effetti è proprio la sceneggiatura ad abbattere il confine tra adulti e bambini. Le situazioni sono da vero e proprio cartone animato, mentre le battute tra i protagonisti seguono un modello di comicità che è tipico dell’attuale commedia americana. I personaggi umani esprimono spesso i controsensi dell’elemento fantastico, così come farebbe un padre mentre accompagna il figlio nella visione e questo incuriosisce, fa sorridere sia il piccolo che il grande, senza tuttavia smentire l’immaginazione infantile. Il rapporto tra gli animali antropomorfi è assolutamente reale e non si perde nell’universo fiabesco della carta scritta. Un punto a favore in cui i bambini possono imparare da questi animaletti i sacri valori della famiglia, dell’amore, del sacrificio e sentire nel proprio cuore d’infante quel candido calore trasmesso dai sentimenti più veri e umani che esistano. Peter Rabbit è un eroe a metà: superbo e egocentrico all’inizio, impara dai suoi errori e si migliora, al punto da perfezionare anche chi gli sta intorno, fino a giungere al più classico dei lieto fine. Il protagonista, iconograficamente puro di difetti, qui viene mostrato incompleto e in costante miglioramento. Per usare la parola migliore, umano.
Non mancano gli omaggi alla realizzatrice Bellatrix Potter. Più di una volta il ritratto dei genitori del coniglietto prendono vita, generando un vibrante contrasto tra la moderna animazione al computer e quella classica, ma soprattutto evocando nell’occhio di chi guarda tutta quella purezza e delicatezza in punta di matita che furono dell’indimenticata autrice. Ma lo spirito poetico e naturalistico della scrittrice è vivo nelle illustrazioni di Bea, la vicina di casa ammaliata dai coniglietti e da tutti gli animali che abitano la campagna circostante. I soggetti dei suoi disegni sono gli stessi piccoli roditori, producendo un’inevitabile nostalgia, mentre lo sguardo si nutre dello sfavillio di colori e natura.
Peter Rabbit è un’opera frizzante, colorata, moderna, che culla ogni tipo di spettatore, dal più giovane al più adulto, accompagnandolo oltre la fine con un’inestinguibile senso di appagamento. I più dotti e preparati, coloro che cercano il filo perfetto di congiunzione tra la novella della Potter e il grande schermo, possono rasserenarsi, con l’idea che tale filo è presente ed è più forte che mai. In un’epoca dove nel cinema dei colori e delle immagini anche chi è adulto può ritornare a sorridere come un bambino.
Peter Rabbit
Voto: 7
Paese di produzione: Stati Uniti d’America, Australia
Anno: 2018
Genere: commedia, avventura, animazione
Regia: Will Gluck
Soggetto: Beatrix Potter (racconto)
Sceneggiatura: Will Gluck, Rob Lieber
Distribuzione: Warner Bros.
Fotografia: Peter Menzies Jr.
Con: Rose Byrne, Domhnall Gleeson e Sam Neill
Doppiatori originali
James Corden: Peter Rabbit
Daisy Ridley: Cottontail
Margot Robbie: Flopsy
Elizabeth Debicki: Mopsy
Sia: Mrs. Tiggy-Winkle