BISOGNA FARE DI UN’OPERA D’ARTE COME FOSSE LA PROPRIA VITA

“Mio padre mi portava a casa di mia zia spesso da bambino, lì c’erano i pali del telefono ed io pensavo questo è il futuro, quello il passato: io non esistevo, un modo per far esistere il presente era riprodurlo, dipingerlo, fare arte”, diceva Julian Schnabel nel 2011 ospite a “Che Tempo Che Fa”. “Fare arte” non importa sotto quale forma, purché essa dia senso ad un attimo di presente che altrimenti sarebbe trascorso inosservato: questo è il principio artistico della superstar newyorkese che ora ha scelto di farsi raccontare in un film documentario intitolato “L’Arte Viva di Julian Schnabel”, diretto dal regista e amico Pappi Corsicato, prodotto da Buena Onda di Valeria Golino e Riccardo Scamarcio. Il cineasta napoletano, noto per “Il seme della discordia” e “Il volto di un’altra”, confessa di essersi dedicato negli ultimi anni alla direzione di documentari sull’arte e di recente “è nata l’idea di fare un film su Julian”, “sapevo delle difficoltà che avrei incontrato nell’ingabbiarlo in una telecamera” perché “non è fuffa, il personaggio combacia davvero con l’artista” e dopo che “ha disprezzato un documentario della Bbc su di lui, dovevo stare attento”. Corsicato ha dovuto, così, concepire un documentario che fosse contemporaneamente non invadente ed itinerante, ovvero che seguisse Schnabel naturalmente negli impegni di tutti i giorni, artistici e non, evitando il dialogo standard su cui solitamente si costruiscono riprese di questo genere. Il regista lo immortala nella quiete delle Isole Li Galli, nella familiarità della dimora di Montauk a Long Island, nella stravaganza di palazzo Chupi nel West Village di Manhattan, poi lo segue a San Paolo, in Francia, nelle più diverse situazioni, fissando i momenti della quotidianità di Schnabel, imbevuti profondamente del suo essere artista. La ripresa totale della vita di Schnabel è la vera sintesi della sua arte, da cui ne viene fuori il ritratto di un gigante generoso, eccentrico, determinato e, assolutamente, anticonformista.
Il documentario brevemente ripercorre, tramite le testimonianze dei familiari, la sua infanzia vissuta in Texas: già adolescente Julian manifestava in varie forme la sua arte e cercava con un’incredibile determinazione di imporla. Giovanissimo nel 1981 espone per Mary Boone rompendo gli schemi dell’arte tradizionale e aprendo davanti a se un nuovo capitolo di storia dell’arte. Gli amici lo raccontano come un bambino curioso e vivace che ascolta, commenta, crea. Al Pacino è tormentato dall’ossessiva ripetizione delle battute di “Il Padrino” a cui Schnabel si lascia andare ogni volta che i due si incontrano. E’ un uomo divertente, allegro ma allo stesso tempo dotato di una sensibilità disarmante, William Defoe è impressionato dalla capacità di riuscire a generare un eco interiore a qualsiasi cosa gli si avvicini. Parlano meravigliati di lui anche Bono Vox, Jeff Koons, Laurie Anderson: tutti rapiti da un personaggio che con la sua arte, trasposta in maniera totale sulla sua vita, riesce ad essere estremamente comunicativo, travolgente. L’impeto caratterizzante della stessa composizione delle sue opere, spesso concepite con tecniche inusuali e in circostanza svariate, origina un qualcosa “per cui non vale più la parola astrazione, ma sia piuttosto una sensazione ottica o emozionale trasferita su una superficie piana”. La veemenza dei suoi quadri non consiste nell’intensità della pittura, ma nell’idea.
In questa marea di curiosità, di riferimenti artistici Corsicato tratteggia una linea emotiva attraverso cui seguire lo sviluppo del film che gli ha permesso di “essere su Julian completamente asettico”. Lungo questo filo emozionale troviamo tutta la vita o tutta l’arte di Schnabel, secondo quale sia la prospettiva con cui interpretare l’artista. Corsicato dedica spazio nel film anche alle pellicole registrate da Schnabel dall’esordio di “Basquiat” al successo di Cannes per la miglior regia di “Lo Scafandro e La Farfalla”, visionario comunicatore anche nell’ambito cinematografico. Ora è a lavoro con Defoe per un film su van Gogh. Tutte le impressioni, gli aneddoti, i metodi di uno dei più discussi e rivoluzionari artisti del secondo novecento raccolti in una proiezione che descrive “il cantante, non la canzone”, insomma “più la sua vita che la sua arte”. “L’arte viva di Julian Schnabel” ha riscosso commenti positivi al Tribeca Film Festival ed è stato accolto positivamente da gran parte della critica, sarà visibile il 12 e il 13 dicembre al cinema.
VOTO 7.5
TITOLO ITALIANO: “L’arte viva di Julian Schnabel”
PRODUZIONE: Buena Onda con Rai cinema
DISTRIBUZIONE: NexoDigital
USCITA ITALIANA: 12 e 13 Dicembre
DURATA: 84 minuti
PAESE e ANNO: Italia, 2017
GENERE: Film documentario
REGIA: Pappi Corsicato
SCENEGGIATURA: Pappi Corsicato
CAST: Julian Schnabel, Al Pacino, Mary Boone, Bono vox, Laurie Anderson, Jeff Koons.