HAPPY END | Un altro capolavoro di Michael Haneke

Ci sono alcuni film che hanno il solo scopo di intrattenere il pubblico, altri che invece fanno ridere ed altri ancora che riescono a farci riflettere. Esistono poi quei film che sono delle vere e proprie opere d’arte e le pellicole di Michael Haneke fanno sicuramente parte di questa categoria.
Haneke ci aveva lasciato con due perle: “Il nastro bianco” (Palma d’oro al Festival di Cannes 2009) e lo straordinario “Amour” (Palma d’oro e Oscar per il miglior film straniero 2013), il regista austriaco tornerà nelle sale italiane il prossimo 30 novembre con “Happy End”, film che ha fatto parte della selezione ufficiale in concorso nel 70° Festival di Cannes.
La storia prende le mosse dalle vicende di una grande famiglia alto borghese sull’orlo del tracollo e priva di valori. Si tratta della famiglia Laurent, formata dall’anziano patriarca Georges (Jean-Louis Trintignant) vecchio uomo alienato e stanco di vivere, dalla figlia Anne (Isabelle Huppert) donna talmente immersa nel lavoro da confondersi con esso e da suo fratello Thomas (Mathieu Kassovitz) persona estremamente anaffettiva. Ci sono poi i membri più giovani di questa famiglia disfunzionale, ovvero Pierre nevrotico e disturbato figlio di Anne e la giovanissima e impassibile Eve, figlia del primo matrimonio di Thomas che si troverà costretta a trasferirsi a casa Laurent dopo il ricovero della madre per un’overdose di farmaci.
Attraverso il suo inconfondibile stile Haneke ci lascia osservare questi strani personaggi, lo fa come al solito attraverso campi molto larghi e il continuo ricorso a lunghi piano sequenza. Mai come questa volta però si ha la sensazione di assistere alle vicende da lontano, come se ci trovassimo dall’altro lato della strada, oppure come se stessimo spiando attraverso il buco della serratura. Se in “Amour” potevamo avere l’impressione di trovarci nella casa dei protagonisti questa volta la cosa non risulta possibile, i personaggi di “Happy End” ci tengono costantemente a distanza e lo fanno per una loro costituzione interna, per qualcosa che li caratterizza, ovvero la loro totale impermeabilità, la loro mancanza di empatia, la loro totale indifferenza.
Oltre che per la ricercatezza, l’elevato gusto estetico e la straordinaria padronanza del mezzo i film di Haneke sono delle vere opere d’arte per la forza e la precisione dei messaggi che veicolano senza alcun ricorso alla retorica o alla didascalia.
Questa volta a gettare una nuova luce sulle vicende mostrate è un piccolo particolare che può passare quasi inosservato, sto parlando dell’ambientazione, la storia è infatti ambientata a Calais, luogo divenuto famoso per la “Jungle” uno dei più grandi campi profughi d’Europa, un girone infernale a cielo aperto nel cuore della città dove i diritti umani venivano quotidianamente calpestati nell’indifferenza generale.
Capiamo allora che il film è un ritratto dell’indifferenza della grande borghesia europea, che non è altro che l’indifferenza della classe dirigente europea, priva di umanità ed empatia come i personaggi del film.
Mentre assistiamo alla scena finale risulta evidente che il film parla di una società paralizzata in rotta verso l’autodistruzione mentre i suoi figli indifferenti e anestetizzati non possono fare altro che guardarla affondare attraverso lo schermo di un telefono.
VOTO: 10
Dati tecnici HAPPY END
TITOLO ORIGINALE: Happy End
TITOLO ITALIANO: Happy End
DISTRIBUZIONE: Cinema
USCITA ITALIANA: 30 novembre 2017
DURATA: 107 minuti
PAESE e ANNO: Francia, Austria, Germania, 2017
GENERE: Drammatico
REGIA: Michael Haneke
SCENEGGIATURA: Michael Haneke
FOTOGRAFIA: Christian Berger
CAST: Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant, Mathieu Kassovitz, Fantine Harudin, Franz Rogowski, Laura Verlinden, Toby Jones