GRAMIGNA | Le eredità dei padri ricadono sui figli

Regia di Sebastiano Rizzo, Gramigna (volevo una vita normale) porta in sala il mondo della mafia, raccontato però da un punto di vista diverso: quello dei ragazzi figli dei boss. Attraverso gli occhi del protagonista scendiamo nella dura realtà della sua quotidianità, alla ricerca della giusta strada da intraprendere.
Gramigna narra la storia di Luigi (Gianluca Di Gennaro), figlio di Diego (Biagio Izzo), uno dei più potenti boss della malavita campana. Luigi è costretto a fare i conti costantemente con una realtà che si divide tra bene e male, conteso tra “tentatori” e “angeli custodi”, i quali cercano di metterlo in guardia dai rischi del malaffare, spronandolo a studiare e apprendere il valore della famiglia e della libertà.
Il film di Rizzo ha dalla sua parte una buona idea, originale e attraente, ma i primi minuti del film costruiscono la narrazione conferendole una drammaticità eccessiva che appesantisce la visione. Non favoriscono la visione una fotografia a tratti patinata e stucchevole, né, soprattutto, la colonna sonora, decisamente troppo invadente per l’intera durata del film. La presenza di svariate dissolvenze al nero smorza poi la tensione rallentando il ritmo e perdendo l’interesse dello spettatore, che in queste scene iniziali dovrebbe essere invece conquistato senza remore.
Tuttavia, proseguendo, il film recupera una sua carica attrattiva, con la sceneggiatura di Camilla Cuparo che sviluppa la storia rimanendo fedele alla vicenda vera da cui è tratta. Pur non scendendo mai in profondità nel tema, veniamo comunque rapiti dalla ricerca del protagonista di sfuggire a quello che potrebbe essere un destino già segnato. In questo la sceneggiatura si mostra vincente, non scadendo in risvolti eccessivamente telefonati, ma anzi indagando a scopo educativo ciò che vuol dire portare il peso di un nome che si vuole rifiutare. Sebastiano Rizzo poi ci mette del suo, confezionando una regia asciutta e adeguata alla storia e al suono tono, regalando poi alcune immagini esteticamente molto belle.
Per la riuscita di questo intento fondamentali sono gli attori, e Rizzo si avvale per i ruoli principali di Gianluca Di Gennaro, Biagio Izzo e Teresa Saponangelo. Tutti e tre dimostrano grande aderenza al ruolo, portando avanti i loro personaggi nei loro cruci e debolezze. Di Gennaro costruisce con grinta un buon ritratto di giovane smarrito, alla ricerca di una vocazione o una strada da intraprendere, mentre altrettanto affascinante è la prova della Saponangelo, chiamata a dar voce ad una madre sola che lotta con tutta sé stessa contro gli orrori del mondo in cui si ritrova incastrata. Chiude la triade un insolito Biagio Izzo, pacato e misurato nei panni del boss mafioso. Un’interpretazione, la sua, che presenta diverse sfumature, attraverso le quali è possibile apprezzarlo nonostante il tipo di ruolo.
E in fondo il rapporto principale del film è proprio quello tra un padre e un figlio, dove quest’ultimo è in cerca del primo, ma è anche desideroso di distaccarsene quanto più possibile. Le colpe dei padri ricadono pesantemente sulle spalle dei figli. Questo il film di Rizzo, pur con i suoi difetti, vuole trasmetterci, e di come nonostante tutto sia possibile sfuggire ad un’eredità che non si riconosce come onorevole, ricercando la propria voce e la propria forza, e dimostrando come sia possibile ribellarsi al male ricercando e ottenendo il bene.
VOTO 6,5/10
Dati tecnici di GRAMIGNA (VOLEVO UNA VITA NORMALE)
TITOLO: Gramigna (volevo una vita normale)
NAZIONE: Italia
ANNO: 2016
USCITA: 23 novembre
GENERE: Drammatico
DURATA: 95 minuti
REGIA: Sebastiano Rizzo
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Camilla Cuparo
AIUTO REGIA: Alessandro Stellari
FOTOGRAFIA: Timoty Aliprandi
MONTAGGIO: Letizia Caudullo
COSTUMI: Valentina Mezzani
TRUCCO: Massimo Toppi
SCENOGRAFIA: Mauro Paradiso
MUSICHE: Franco Eco
PRODUTTORE ESECUTIVO: Alfonso Santoro
CASA DI PRODUZIONE: Klanmovie Production Srl
DISTRIBUZIONE: Klanmovie Production Srl
CON: Biagio Izzo, Gianluca Di Gennaro, Teresa Saponangelo, Enrico Lo Verso, Ernesto Mahieux, Gianni Ferreri