VENEZIA 2017 | The Leisure Seeker (Ella & John): l’amore perfetto si costruisce negli sbagli di una vita

Lido di Venezia – Durante la quinta giornata della Biennale Cinema di Venezia è stato presentato The Leisure Seeker (in italia uscirà con il titolo Ella & John) per la regia di Paolo Virzì che vede come protagonisti Helen Mirren e Donald Sutherland.
In conferenza stampa sono intervenuti il regista Paolo Virzì, gli attori protagonisti Helen Mirren e Donald Sutherland, lo sceneggiatore Stephen Amidon, il produttore Fabrizio Donvito per Indiana Production e il co-produttore Paolo Del Brocco per Rai Cinema.
LA STORIA di The Leisure Seeker
The Leisure Seeker è il nome dato dai coniugi Spencer, Ella (Helen Mirren) e John (Donald Sutherland) al vecchio camper con cui andavano in vacanza con i figli negli anni Settanta. Una mattina d’estate, per sfuggire ad un destino di cure mediche che li separerebbe per sempre, la coppia sorprende i figli ormai adulti e invadenti e sale a bordo di quel veicolo anacronistico per scaraventarsi avventurosamente giù per la Old Route 1, destinazione Key West. John soffre di principi di Alzheimer (anche se la malattia non è mai nominata), Ella è acciaccata e fragile ma lucidissima, ma quel loro viaggio in un’America che non riconoscono più – tra momenti esilaranti ed altri di autentico terrore – è l’occasione per ripercorrere una storia d’amore coniugale nutrita da passione e devozione, ma anche da ossessioni segrete che riemergono brutalmente, regalando rivelazioni sorprendenti fino all’ultimo istante.
IL PROGETTO
Paolo Virzì ammette subito che non avrebbe mai pensato di fare un film in un altro Paese e in una lingua che non fosse l’italiano. Aveva già ricevuto proposte di lavoro grazie a due film designati nella “Italian Entry” per gli Oscar nella categoria “Best Foreign Language” e grazie al quale avevano avuto una distribuzione americana. Lui aveva sempre rifiutato perché spesso erano sceneggiature poco interessanti.
Poi da Indiana Production mandarono una novella di Michael Zadoorian e le penne degli amici e sceneggiatori Francesca Archibugi e Francesco Piccolo lo hanno aiutato a trasformare il soggetto in qualcosa di più frizzante: un ex-professore di letteratura del New England, con una moglie più giovane che viene dal South Carolina, diretti alla Casa di Hemingway a Key West. Così prima hanno buttato giù le scene in italiano, poi grazie a Stephen Amidon le hanno trasformate in angloamericano.
Abbiamo creato una fucina attiva 24 ore su 24. – racconta lo scrittore americano – Quando mi alzavo, di mattina, a sei ore di fuso orario dall’Italia, trovavo quel che di bellissimo avevano scritto loro tre; poi iniziavo io e a fine giornata inviavo quello che avevo fatto. Quando la tecnologia digitale incontra il metodo socratico!
Nel frattempo Virzì richiese a Indiana Production Donald Sutherland ed Helen Mirren pensando che non avrebbero mai accettato e invece dopo qualche settimana si ritrovarono sul set tutti insieme.
Lavorare con un’attrice sublime come Helen ed un’autentica leggenda come Donald è stato, oltre che elettrizzante, molto istruttivo. – racconta Virzì – Mi incantavo a guardarli recitare, lui intenso e regale, ma anche buffo ed imprevedibile, lei acuta, saggia, spiritosissima e poi improvvisamente piena di foga, di rabbia, di dolore. Faticavo a dire la parola “stop”, anzi “cut!”. Forse è stato soprattutto per godere del piacere di condividere un’esperienza con due artisti che mi affascinano e mi emozionano che ho fatto i bagagli e sono andato a girare un film in America, almeno per una volta nella mia storia di regista italiano, anzi di Livorno.
FILM ITALIANO
Nonostante il film sia ambientato in America, Paolo Virzì ammette di aver messo tutta la sua italianità
Non è che avessi in mente di trasformarmi in un regista americano, o di fare il verso ad un film americano. Stavo cercando di fare un mio film, ambientato in America, portandomi dietro oltre ai principali collaboratori della troupe, anche il nostro modo “italiano” di osservare le cose.
Inoltre la troupe di Virzì era composta principalmente da italiani, come Luca Bigazzi (direttore della fotografia) e Massimo Cantini Parrini (costumista), ma ovviamente con l’aiuto di qualche americano come lo scenografo Richard Wright.
IL FILM
In una scena del film i due protagonisti si scontrano con un raduno di supporter di Donald Trump durante le elezioni americane.
Ovunque c’erano poster e cartelloni che pubblicizzavano entrambi i candidati ed era inevitabile presagire che l’estate del 2016 sarebbe stata “storica”. Quel che stava accadendo mi sembrava fosse molto significativo e che avesse a che fare con la storia dei nostri due personaggi, che per l’appunto attraversano un’America che non riconoscono più e dalla quale sembrano voler scappare per sempre.
L’Alzheimer non è mai nominato nel film, anche se si capisce che si tratta di un principio di demenza. Quando però il personaggio di John è lucido si capisce ancora di più il dolore di Ella. L’uomo che ha sempre amato a mano a mano sta svanendo e si sta spegnando dietro la sua malattia. Soprattutto un uomo come lui, che conosceva i versi di Hemingway a memoria che amava leggere ma ora non riesce ad arrivare a fine frase.
Donald Sutherland ammette che John era diventato parte di lui, non riusciva nemmeno a lasciare il camper agli addetti, ma voleva portarlo lui anche quando non era di scena. Era entrato in John senza uscirne mai se non a fine riprese. Helen Mirren invece non si portava a casa il personaggio, ma ad ogni ciak era impeccabile
E’ quella fase dell’amore in cui conosci benissimo il tuo partner, le sue qualità, i suoi difetti, e in cui ti rendi conto che non potrai mai conoscerlo veramente. – racconta Helen Mirren – Non si può conoscere completamente un’altra persona. L’America è un paese immenso, pieno di famiglie, di individui che non hanno nulla di speciale, ma che lo diventano se ci fermiamo a osservarli. Penso che sia questa la grande forza del cinema di Paolo. Lui fa film sulla gente comune con cui possiamo identificarci. I suoi film traboccano di umanità.
CONCLUSIONE
Un film che trabocca umanità, pieno di ilarità e commozione. Non è originale il tema on the road, e forse nemmeno il modo di raccontarlo perché la regia segue i personaggi quasi in maniera silenziosa. Sicuramente si entra dentro il racconto a pié pari, ci si immedesima nei due coniugi anche se probabilmente non hanno la nostra età, certe volte si invidia il loro amore perfetto ma si capisce che l’amore perfetto si costruisce negli sbagli di una vita.
Senza spoiler vi dico solo che il film termina con una scelta, la scelta di un istante. Quello che sceglie la protagonista è pieno di rispetto, di dignità e anche di amore. Soprattutto la libertà di scegliere per ciò che si vuole, anche quando si è anziani, anche quando si sta alla fine della vita. E soprattutto la forza di amare fino alla fine e di poter non fermarsi mai.