VENEZIA 2017 | Foxtrot: l’apoteosi del dettaglio

Lido di Venezia – Foxtrot in Concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia
Foxtrot diretto da Samuel Maoz rappresenta una vera scoperta. Un film particolare ed esaltante, nello stesso tempo doloroso e angosciante. Poche pellicole possono vantare di aver raggiunto un livello così alto di precisione e tecnica.
Sinossi di FOXTROT
Ufficiali dell’esercito si presentano alla porta di Michael (Lior Ashkenazi) e sua moglie Dafna (Sarah Adler) per comunicare loro che loro figlio Jonathan è morto. Mentre Dafna sviene, Michael è avvolto dal dolore e dalla rabbia. Da quel dolore, come in una storia a ritroso, si viene a scoprire il passato di Michael e dei suoi sensi di colpa, ma è il destino che detta le regole e per quanto ci si può opporre nessuno può uscirne vincente.
Il destino
“Le coincidenze sono il modo che ha Dio di restare anonimo” disse Einstein. E in effetti in Foxtrot attraverso il destino racconta la storia di un padre distrutto. Con una sceneggiatura che assomiglia a quella di una classica tragedia greca, si analizza il divario tra le cose su cui si ha il controllo e quelle al di là di esso.
In conferenza stampa il regista Samuel Maoz ammette il suo “incontro con il destino”
Quando mia figlia maggiore andava al liceo, non si alzava mai in orario e per non arrivare tardi a scuola mi chiedeva di chiamare un taxi. Questo suo vizio ci costava un bel po’ di soldi e mi sembrava un gesto di maleducazione. Così una mattina mi arrabbiai e le dissi di prendere l’autobus, come tutti gli altri. Se era quello il motivo per cui arrivava tardi, sarebbe arrivata tardi e basta. Forse con le maniere forti avrebbe imparato a svegliarsi prima. Il suo autobus era il numero 5. Mezz’ora dopo che era uscita di casa, vidi su un sito di notizie che un kamikaze si era fatto esplodere sulla linea 5 e che c’erano state decine di morti. La chiamai subito al cellulare ma le linee erano sovraccariche. Poi, mezz’ora dopo, rientrò a casa. Era in ritardo e aveva perso l’autobus che era saltato in aria. L’aveva visto lasciare la fermata ed era salita su quello successivo. Oggi mi reputo molto fortunato ad avere ancora le mie figlie…
Il film è un puzzle filosofico sul destino. E’ il tema centrale che accompagna tutta la pellicola. E ogni dettaglio esprime questa ricerca.
La tragedia greca
Il film è costruito in tre atti completamente diversi tra loro in stile e forma. Un viaggio emotivo, un’esperienza per lo spettatore.
Ho scelto di costruire la mia storia come un classica tragedia greca in cui l’eroe crea la propria punizione e lotta contro chiunque cerchi di salvarlo
La netta divisione sancisce la fine e l’inizio di ogni atto. Anche lo stile è molto preciso.
Il primo atto riguarda lo shock e racconta il dolore per la morte del figlio Jonathan. Ha uno stile molto simmetrico, con una composizione staccata, sequenze molte lunghe e precise.
Il secondo atto, invece, è ipnotizzante. Racconta la vita militare di Jonathan. E’ l’ambiente di un sognatore destinato a fare un lavoro che non vuole, ma il suo estro esce fuori in ogni disegno o ballo. La terra inquadrata è calorosa e soffice.
Il terzo atto invece è commovente ed è la risoluzione. Come in una tragedia greca i figli espiano le colpe dei padri, e Michael vivrà con il senso di colpa per tutta la vita.
La dimensione visiva è parte integrante della storia. L’appartamento di Michael ci parla del suo carattere, e così anche gli oggetti e i vestiti di ognuno.
La x sul viso
C’è una lunga scena di un fumetto (disegnato dal figlio) in cui si racconta la storia del padre. In questo fumetto il padre viene disegnato con una X sul viso. In maniera allegorica si racconta la situazione traumatica che ha subito Michael. Alla fine del film infatti si capiranno tutte le motivazioni: il suo comportamento, perché ha un cane, perché soffre il dolore in quella maniera, perché il figlio ha un giornalino porno nel cassetto. Tutti i personaggi hanno capito la debolezza del protagonista, la X sul suo viso, tranne lui.
La gente preferisce seppellire ciò che ha creato piuttosto che chiedere e parlare. Il primo passo per migliorare è proprio parlare e cercare di affrontare le cose, senza nascondersi dietro la X (Samuel Maoz)
VOTO: 8,5 su 10