L’INFANZIA DI UN CAPO | Un’inquietante allegoria della dittatura

Un buon esordio alla regia era da aspettarselo da uno come Brady Corbet, che da attore ha lavorato con gente del calibro di Von Trier, Haneke e Assayas. Ma è quantomeno sorprendente che L’infanzia di un capo sia un film così potente, universale ed inquietante allo stesso tempo. Perché quello a cui assistiamo è il racconto impressionante dell’origine di un dittatore, di una personalità che ancora in fase di sviluppo prende coscienza del potere che riesce ad esercitare sugli altri. Il tutto accompagnato da una colonna sonora di estrema intensità, a sottolineare l’instabilità di una mente già deviata seppur ancora in tenera età.
Protagonista de L’infanzia di un capo è il giovane Prescott, interpretato da Tom Sweet, autore di una performance attoriale veramente convincente nonostante l’età. La storia, divisa in quattro atti, analizza gli episodi più significativi della sua fanciullezza, caratterizzati tutti da uno scatto d’ira incontrollabile e imprevedibile, fino ad arrivare al tremendo epilogo. Assistiamo dunque alla formazione del ragazzo, divisa fra lo sterile e vigliacco mondo maschile di cui fanno parte suo padre (Liam Cunningham) e l’ambiguo amico di famiglia Charles (Robert Pattinson), e quello femminile, vitale e vibrante ma non meno distorto, di cui fanno parte l’austera madre (Bérénice Bejo), l’affettuosa governante (Yolande Moreau) e la fragile insegnante di francese (Stacy Martin). A tutto ciò fa da sfondo l’imminente fine del primo conflitto mondiale e la conseguente stesura del Trattato di Versailles, che diede vita inconsapevolmente ai totalitarismi che infettarono l’Europa di lì a poco.
L’infanzia di un capo costituisce una lampante quanto delicata simbologia del male delle dittature che germogliarono all’alba del XX secolo. Senza raccontare l’ennesima biografia di Hitler o Mussolini, il film assume un respiro più ampio disegnando un’allegoria poetica della Storia, partendo dall’omonimo racconto di Jean Paul Sartre contenuto ne Il muro e dal romanzo Il mago di John Fowles. Grazie ad una messa in scena curata e ad una regia decisa e vigorosa, Brady Corbet realizza una pellicola inquietante, dove gioca con quel lato enigmatico di un bambino che racchiude già dentro di sé la rabbia e la voglia di controllo di un despota. Gli scatti d’ira di Prescott sono frutto della sua consapevolezza di poter fare del male agli altri, sono semplicemente l’espressione della soddisfazione di un ego perverso. Oltretutto, la costante assenza della figura paterna nonché l’oppressiva morbosità della madre contribuiranno solo ad accrescere il turbamento del giovane.
Le perfette ed inquietanti musiche di Scott Walker sono solo la ciliegina su un’opera prima compatta e convincente. Una colonna sonora che proietta un’ombra lugubre e funesta alle spalle di Prescott, scandendo il racconto e punteggiando gli avvenimenti salienti dell’ascesa del tiranno. Un presagio dell’apocalisse imminente sottolineata da suoni stridenti ed aggressivi che disorientano e catturano allo stesso tempo, fino a trovare la loro massima espressione nell’ultimo atto. Un epilogo che cela una sconvolgente verità, portando con sé la destabilizzante suggestione della malleabilità dell’essere umano.
VOTO 7,5
Dati tecnici di L’infanzia di un capo
TITOLO: L’infanzia di un capo
TITOLO ORIGINALE: The Childhood of a Leader
USCITA: 29 giugno 2017
REGIA: Brady Corbet
SCENEGGIATURA: Brady Corbet, Mona Fastvold, Caroline Boulton
DURATA: 113’ minuti
GENERE: drammatico
PAESE: Stati Uniti d’America, Canada, Francia, Belgio, Ungheria, Regno Unito, Svezia, 2015
CASA DI PRODUZIONE: Bow and Arrow Entertainment, Bron Capital Partners, FilmTeam, Hepp Film
DISTRIBUZIONE (ITALIA): Fil Rouge Media
FOTOGRAFIA: Lol Crawley
MUSICHE: Scott Walker
MONTAGGIO: Dávid Jancsó
CAST: Tom Sweet, Bérénice Bejo, Robert Pattinson, Liam Cunningham, Stacy Martin, Yolande Moreau, Rebecca Dayan, Luca Bercovici, Jacques Boudet, Michael Epp, Roderick Hill