LA TARTARUGA ROSSA | Parla la natura, e l’uomo tace

Lo Studio Ghibli è sempre stato molto attento al tema della salvaguardia della natura, così come a quello dell’uomo artefice del proprio destino. E La tartaruga rossa, diretto da Michaël Dudok de Wit e candidato al Premio Oscar come miglior film d’animazione, continua proprio in questa direzione, ma con delle scelte artistiche che lo rendono unico.
C’è tanto dei capolavori dello Studio Ghibli ne La tartaruga rossa. La natura che non si piega, che maestosa si erge contro l’uomo dominatore affermando con forza la propria supremazia. La cogliamo fin dalla prima inquadratura, un mare in tempesta con le onde enormi che si infrangono su onde ancora più grandi. La pioggia incessante, il cielo scuro e infuriato: in tutto questo un uomo solo, che a fatica si mantiene a galla. Non sappiamo se sopravvivrà, se gli verrà donata una chance e riuscirà a raggiungere la terra ferma. Poi la tempesta si placa, il naufrago arriva sulla spiaggia e da lì fino alla fine il silenzio. Non una parola viene pronunciata per tutto il film, solo una grande colonna sonora e le immagini, ricche di colori e di significato.
Così l’uomo si sveglia e decide che è arrivato il momento di dominare la natura. L’istinto di sopravvivenza la fa sempre da padrone, così il naufrago decide di costruirsi una zattera e tornare da dov’era venuto. Sotto gli occhi curiosi e fanciulleschi di alcuni granchietti, a metà tra gli spiriti Kodama della Principessa Mononoke e i Nerini della fuliggine de La Città Incantata, l’uomo si mette in mare ma la sua zattera viene distrutta da una misteriosa forza. Riprova più e più volte, ma il risultato è sempre lo stesso: un’enorme tartaruga rossa, chissà per quale motivo, gli impedisce di prendere il largo. In un momento di massima frustrazione e rabbia per la sua impotenza dinnanzi all’animale, l’uomo compie un gesto terribile. Eppure, proprio quel gesto rivelerà la bellezza della vita che verrà, la quale si mostra all’essere umano sotto forma di una splendida donna.
La tartaruga rossa però ha delle peculiarità, delle grandi differenze con gli altri lavori dello studio nipponico che rendono il lavoro di de Wit particolarmente interessante. Prima fra tutte i disegni, un misto di acquerelli e carboncino tanto differente dalle illustrazioni di Hayao Miyazaki e colleghi, ma non per questo meno incisivi ed espressivi. Poi la musica, grande componente del racconto e parte integrante del viaggio, accompagna i protagonisti nella loro crescita e si adatta alle situazioni. E questa si ricongiunge al vero tratto distintivo del film: il silenzio. Ma la mancanza di dialoghi non è un lavoro di sottrazione, quanto piuttosto un lavoro di aggiunta. Aggiunta di significato, perché l’esistenza dell’uomo troppo spesso è fatta di parole vane. E con questo il regista sembra dire: amatevi, sentitevi, condividete senza parlare. La conclusione stessa de La tartaruga rossa ripete lo stesso concetto, quella congiunzione tra silenzio, morte e amore che accomuna tutti gli esseri umani lungo il loro percorso. E alla fine ci ricongiunge con la natura, in un clima di pace e armonia.
VOTO 7,5
Dati tecnici di La tartaruga rossa
TITOLO: La tartaruga rossa
TITOLO ORIGINALE: La tortue rouge
USCITA: 27 marzo 2017
REGIA: Michaël Dudok de Wit
SCENEGGIATURA: Pascale Ferran, Michael Dudok de Wit
DURATA: 80 minuti
GENERE: animazione, drammatico
PAESE: Francia, Giappone, Belgio, 2017
CASA DI PRODUZIONE: Studio Ghibli, Arte France Cinéma, Prima Linea Productions, Why Not Productions, Wild Bunch
DISTRIBUZIONE (ITALIA): BiM Distribuzione
MUSICHE: Laurent Perez
MONTAGGIO: Céline Kélépikis