Café Society, conferenza stampa con Woody Allen – Festival di Cannes 2016

Café Society è Out of Competizion al Festival di Cannes 2016.
Alla conferenza stampa per Café Society sono intervenuti:
- il pluripremiato direttore della fotografia Vittorio Storaro ( Apocalipse Now, L’Ultimo Imperatore)
- Corey Stoll (Ben). E’ la seconda volta che lavora con Woody Allen, la prima è stata in Midnight in Paris
- l’attore, giornalista e scrittore Jesse Eisenberg (Bobby), molti lo ricordano come Mark Zuckerberg in The Social Network
- Un’attrice da tenere d’occhio, Blake Lively (Veronica)
- Krinsten Stewart (Vonnie), la ricordiamo per Panic Room al fianco di Jodie Foster, Into the Wild e la saga di Twilight
- il regista Woody Allen che apre il Festival per la terza volta
– E’ la prima volta che Woody Allen lavora con il direttore della fotografia Vittorio Storaro.
WOODY ALLEN: “E’ stato molto bello lavorare con un’icona tra i direttori della fotografia. Ho lavorato con i migliori. Nel mio cammino ha incrociato Vittorio e lui era disponibile a fare questo film. Ovviamente è uno dei geni della fotografia, quindi ho avuto l’opportunità di lavorare con un altro grandioso direttore.”
VITTORIO STORARO: “In realtà questa è la terza volta in cui io e Woody siamo nello stesso film. La prima è stato nel film ad episodi New York Story, io ero parte dell’episodio di Francis Ford Coppola; eravamo nello stesso film ma in episodi differenti. La seconda con la regia Alfonso Arau in Ho solo fatto a pezzi mia moglie. E ora, in questo film, ho avuto la fortuna di essere diretto da Woody Allen, dopo anni che praticamente ci siamo incrociati. La fotografia sottolinea la storia visualmente. Come lo sceneggiatore ha la chance di scrivere attraverso le parole, come il musicista ha le note, noi realizziamo combinando luce, buio e colori, ma senza la storia e senza il regista io non esisto. Quindi grazie a ogni regista che mi ha dato l’opportunità di lavorare all’arte della luce del cinema. Ho avuto la possibilità di imparare di nuovo come vivere, perché secondo me proviamo a capire chi realmente siamo. Abbiamo la possibilità di rispondere alle nostre domande, di vedere la nostra vita, e quindi ancora di più devo ringraziare Woody Allen se ho ancora una conoscenza in più. Grazie Woody.”
– Per Café Society, Woody Allen ha usato le cineprese digitali.
WOODY ALLEN: “Girare in digitale anziché in pellicola è stata esattamente la stessa cosa. Ci sono le camere, le luci, ogni cosa deve essere composta, va avanti attraverso gli stessi movimenti. Se lavori con un maestro della fotografia l’effetto può essere davvero bello. Per me è esattamente la stessa cosa, non si compromette nulla e non ci sono cambiamenti solo perché è girato in digitale.”
VITTORIO STORARO: “Grazie per ciò che hai detto perché è importante usare il linguaggio delle immagini. Il digitale è parte del progresso, qualcosa che non possiamo né accelerare né rallentare e che non possiamo stoppare. Finora sia Woddy Allen che io abbiamo lavorato quasi sempre in pellicola, ma recentemente l’industria è cambiata e dobbiamo affrontarlo. Ma la cosa più importante, dobbiamo affrontare la conoscenza. Io appartengo all’American Film Academy, all’European Film Academy, all’Italia Film Academy e così via e la maggior parte delle volte vedo film che sembrano uguali. Perché? Perché la camera digitale oggi è così sensibile che si possono filmare immagini in ogni location. E questo è un errore che molti registi e direttori della fotografia stanno facendo: non usare uno specifico linguaggio delle immagini, senza una specifica luce, senza una specifica scelta che mette il film in relezione alla storia. Quello che Woody ha detto è molto importante. Il digitale non ha cambiato il modo di pensare, noi stiamo tendando di capire quale possa essere il concetto visivo per raccontare la storia. E in questo contesto generale per esempio visualizzare il Bronx del 1935, Hollywood del 1936, ritornare a New York nell’alta società, a Los Angeles in momenti diversi. Questi interscambi di energia che seguono i personaggi principali ci dice che cosa dovrebbe essere scritto in questo film. E l’uso della luce e del colore segue la storia. Questa è la cosa più importante da sapere oggi. Quindi il film deve avere il look della storia e della sua regia.”
– Cos’è la fama per un attore.
JESSE EISENBERG: “La fama può essere molto utile, specialmente per la carriera di un artista free-lance. E’ la più preziosa moneta, nel bene e nel male. Aiuta in molti modi, è anche fastidiosa per altre voci come l’assenza della privacy.”
WOODY ALLEN: “La fama porta ad avere molti alti e bassi. Le celebrità spesso parlano di mancanza di privacy, dell’invasione dei paparazzi, ma questi non sono gravi problemi. Si hanno molti vantaggi invece. Più vantaggi che svantaggi. Se avessi girato anni fa, avrei recitato la parte nel film che ha interpretato Jesse. Lui è perfetto per questo tipo di personaggio, io lo avrei recitato più stretto perché sono un commediante, non un attore. Lui ha dato molta più complessità, molto più interesse. Il fatto è che la gente pensa che lui sia come me o che il personaggio sia come me. Quello che posso dire è che è molto più profondo recitato da Jesse.”
– Woody Allen è la voice over del film.
WOODY ALLEN: “Questo film inizialmente è stato concepito come una novella di un libro. Volevo far incontrare la famiglia, i fratelli, la madre, i bambini, le sorelle e poi Jesse che viene coinvolto da altri personaggi. Volevo che fosse una novella che recitava sopra i periodi del tempo. Poi ho pensato che la novella dovesse avere una voce narrante di un altro, e dato che io ero un altro ho fatto la narrazione. Potevo darlo a un altro (vero), ma ho pensato che avrei potuto farlo io perché l’avevo già fatto e sarebbe stato più economico. Comunque doveva essere la tipologia classica della novella, di un libro.”
– Il fatto che il narratore sia stato Woody Allen, forse ha portato Jesse Eisenberg a recitare alla Woody Allen.
WOODY ALLEN: “Non credo. Il personaggio non ha a che vedere niente con me. Non sono mai andato ad Hollywood a cercare lavoro, non sono coinvolto in niente che fa il personaggio. Gli attori hanno anche inserito delle loro parole all’interno dei dialoghi e sono stato molto contento di questo. Tutto quello che ho scritto può essere cambiato se il senso non cambia. Quindi non vedo similarità.”
JESSE EISENBERG: “Non c’è stata enfatizzazione da parte mia di imitarlo, non sapevo che fosse lui la voce narrante”
– Commento alla frase del film “La vita è una commedia, scritta da statisti scrittori di commedie”
WOODY ALLEN: “La vita può essere divertente, ma è anche molto triste. C’è una prospettiva comica nella vita, ma anche tristezza, dolore e crudeltà di fondo.”
-Perché Woody Allen non è mai stato in competizione
WOODY ALLEN: “Io non credo nelle competizioni in campo artistico. La competizione è grandiosa nello sport, in cui è parte di esso. Ma invece non funziona se crei un film e una giuria deve scegliere chi è il migliore. Alcuni diranno che quello è noioso, altri che invece è più noioso l’altro. E’ molto soggettivo. Si può solo dire qual è il proprio film preferito, questo è ragionevole. Mentre essere parte della giuria significa incarnare il gusto oggettivo delle persone. E’ qualcosa in cui non credo e non voglio parteciparvi. Sono felice di venire a Cannes, amo l’atmosfera, l’entusiasmo della folla. Il fatto che sono qui per i film, poi incontro persone che conosco, bellissimo, amo la Francia e mi piace stare qui per un po’, ma essere in competizione andrebbe contro il mio buonsenso.”
– Qual è il motivo romantico di Woody Allen che lo ha portato alla realizzazione di questo film.
WOODY ALLEN: “Io sono sempre stato un tipo romantico, condiviso tra le donne della mia vita. Sicuramente penso a me come a un romantico pazzo. Ho romanticizzato la location, il passato. Ho fatto questo film romantico perché lo sono io.”
– Woody Allen e i suoi 80 anni.
WOODY ALLEN: “Ho 80 anni? Non ci posso credere! Sono così agile, attento mentalmente ed è fantastico. Mangio bene, faccio esercizi, e per il resto è fortuna. I miei genitori morirono vecchi, mio padre visse per più di cento anni, mia madre visse quasi cento anni. Mi sento utile. Lo so, una mattina mi sveglierò e avrò un ictus o qualcosa e diventerò una di quelle persone che vedrete su una sedia a rotelle e direte <Lo ricordi? Quello è Woody Allen e ora sta così.> Finché non succederà, continuerò a fare film, fin quando la gente sarà così pazza ad investire su di me e supportarmi”