Non essere cattivo, gli affetti negati
Non Essere Cattivo è l’ennesimo capolavoro di Claudio Caligari. Ennesimo perché di tre film fatti, esattamente uno ogni 16 anni, due sono già diventati veri e propri cult, ed è onestamente difficile pensare che anche quest’ultimo non subirà la stessa sorte.
Perché il film è un trattato di vita vissuta, una storia vera e sincera, l’amicizia profonda tra due ragazzi nati e cresciuti nella borgata romana. Siamo nel 1995, ad Ostia: Cesare e Vittorio sono amici fin da quando ne hanno memoria, ne hanno passate di cotte e di crude, e vivono la loro esistenza per strada, spacciando droga, ubriacandosi e facendo quello che vogliono. Sono dei cattivi ragazzi, questo è vero, ma l’amicizia che li lega è la cosa che più conta per loro: sono semplicemente inseparabili, nel bene e nel male.
Dopo una notte brava a base di alcool e pasticche, Vittorio ha una terribile allucinazione: a quel punto capisce di aver toccato il fondo, prova ribrezzo per la sua stessa immagine riflessa allo specchio e capisce che è ora di farla finita con quella vita. Così il giorno seguente si presenta in cantiere, si fa assumere e inizia il suo viaggio verso la redenzione. Cesare non è come lui, non riesce a darci un taglio, non può annientare la sua natura. Ci prova, cerca anche lui di lavorare come muratore insieme all’amico, ma non dura molto: ricomincia a bere, a drogarsi, a trafficare droga. Diventa il fantasma di se stesso, rinuncia completamente alla propria umanità, avviandosi giorno dopo giorno verso la propria rovina.
Claudio Caligari riesce a raccontare con spontaneità e un pizzico di velata bontà la storia di due persone che non hanno potuto scegliere cosa fare della propria vita: perché quando nasci nella borgata, quando tutto quello che ti circonda è la criminalità e il degrado, il libero arbitrio non è poi così libero, non puoi fare a meno di cadere nel circolo vizioso. Il regista ama i suoi personaggi, li coccola e ce li mostra nella loro semplicità di uomini in balia di una vita che non hanno scelto di vivere, ma che portano avanti contro tutto e tutti. Ma l’amore non si mostra in questo film: quando Cesare parla alla nipotina malata, l’unico epiteto con cui l’apostrofa è “brutta”. È più forte di lui, non riuscirebbe mai a parlarle mostrandole il proprio amore direttamente, non sa come si fa e dunque nasconde i propri sentimenti dietro parole che solitamente non si assocerebbero alla sfera affettiva.
E lo stesso accade nel rapporto con l’amico Vittorio: e con tutto quello che hanno vissuto non potrebbe essere altrimenti. Così, la scena più significativa del film è quell’incontro tra i due, nella sala slot clandestina di Vittorio, dove si presenta Cesare ubriaco perso, il quale cerca addirittura di rapinare l’amico: il diverbio sfocia in una scazzottata che sembra una danza, un gioco fra amici. È un amore fraterno dimostrato a suon di schiaffi, che termina in uno struggente abbraccio, un abbraccio pieno di vita, di voglia di andare avanti insieme fino alla fine, sorridendo delle avversità e accontentandosi di quel poco che si ha.
REGIA: Claudio Caligari
SCENEGGIATURA: Claudio Caligari, Francesca Serafini, Giordano Meacci
PRODUZIONE: Kimerafilm, Rai Cinema, Taodue Film
DISTRIBUZIONE: Good Film
FOTOGRAFIA: Maurizio Calvesi
MONTAGGIO: Mauro Bonanni
CAST: Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico, Roberta Mattei