La serie tv ideata, diretta e interpretata da Ricky Gervais – il comico britannico famoso per essere il creatore, regista e protagonista di The Office UK – è giunta alla sua conclusione con la terza e ultima stagione, uscita lo scorso gennaio. Ne avevamo già parlato qui, in occasione del secondo ciclo di episodi che ha visto la lenta trasformazione di Tony e ne riparliamo ora che il progetto si è concluso, non con meno lacrime di prima.

La serie
Tony Johnson è un giornalista di un giornale locale, il Tambury Gazette, e vive nell’omonimo paesino del sud dell’Inghilterra. Il suo capo, ma solo formalmente, è il cognato Matt, fratello di Kerry Godliman, la moglie prematuramente scomparsa Lisa, ma ancora viva e presente nella mente di Tony. Nel corso delle tre stagioni si assiste infatti al suo continuo tentativo – apparentemente senza successo – di elaborare il lutto della moglie. Da quando è morta lui non vive più, non è felice, si sveglia ogni giorno senza alcuna voglia di affrontare la vita e cerca disperatamente il coraggio di suicidarsi. Ecco allora che Tony può essere sgarbato con chi vuole e quando vuole, non sottostare alle regole e dire tutto ciò che gli passa per la mente senza filtri. In questa terza stagione però il protagonista è costretto a dare una svolta alla sua esistenza, pare capire che non può crogiolarsi del dolore in eterno e deve rifarsi una vita. Attorno a lui i personaggi della serie animano le sue giornate e lo aiutano nell’intento, uniti nel loro disagio, emarginati dalla società per motivi diversi ma tutti in lotta per la sopravvivenza.

Il cambiamento
La sofferenza di Tony è un percorso di trasformazione verso una vita nuova, diversa, forse meno felice ma leggera quanto basta per alzarsi al mattino con serenità. La strada che lo porta ad elaborare il lutto per la morte di Lisa vede la luce nella capacità relazionale, salvifica e benefica. Il regista ci ricorda così che siamo esseri che si nutrono delle relazioni, dell’amore per e dalle altre persone, come dice Tony: «Non siamo qui per noi. Siamo qui per gli altri». Siamo tutti in balia dello stesso mare, pieno di sofferenza e malinconia e al contempo immenso, smisurato, sta a noi percepirne la bellezza e conquistare, se non la felicità, almeno la contentezza. Così, tra una lacrima a una risata, Gervais ci parla da vicino e ci fa riflettere sul rapporto con gli altri e con il tempo, che scorre veloce, mentre siamo intenti a cercare un senso e a dare un significato a tutto.