Euphoria: la gen Z raccontata senza filtri

Euphoria è un teen-drama americano che, da due anni a questa parte, ha riscosso enorme successo grazie allo scrupoloso ritratto che fa della società odierna e della generazione Z. In onda sulla HBO, la serie ha trovato un largo consenso tra i giovani e non solo. Non è una semplice storia per adolescenti, è un racconto autentico e crudo, spesso fastidioso, fin troppo realistico ma assolutamente valido. Le vicende sono raccontate da Rue (Zendaya, vincitrice di un Emmy per la performance) una teenager tossicodipendente con alle spalle problemi familiari e psichiatrici che ci narra il suo dolore e l’amore per Jules (Hunter Schafer), una ragazza transgender che le cambia la vita.

Il mondo di oggi a fare da sfondo
Sam Levinson parla senza filtri, rappresentando la fragilità della società contemporanea, gli strani equilibri familiari, la paura di sviluppare rapporti intimi, dell’opinione degli altri e della propria identità. La serie racconta di quanto sia triste il nostro mondo, ne espone il lato buio con intensità e in modo totalizzante. Il linguaggio autentico rispecchia i temi trattati, abuso di alcool, droghe e il sesso vissuto da ragazzi e ragazze ancora minorenni. L’eccellente prodotto, in via di conclusione per ora (in Italia gli episodi della seconda stagione usciranno tutti entro il 27 febbraio 2022), è indirizzato soprattutto agli adulti, così da mostrargli la realtà vissuta dai loro figli, senza mezzi termini. Molte sono state le critiche, specialmente dal Parental Television Council che ha marchiato la serie come troppo “cruda e esplicita”. L’associazione antidroga D.A.R.E. ha di recente accusato la serie di incitare all’uso di sostanze stupefacenti. L’attrice Zendaya ha risposto alle accuse in un’intervista, sottolineando come nella storia non si voglia fornire un modello da imitare ma semplicemente aiutare chi è nella stessa situazione, fornendo speranza e solidarietà. La tossicità fa da protagonista in tutto: nella droga, nei rapporti umani distruttivi, nell’incapacità di andare oltre il proprio passato.

Metafore e realtà
Identità sessuale, tossicodipendenza, violenza fisica e psicologica, amicizia, body-positivity, relazioni umane complesse, questi i temi principali al centro di Euphoria che non concede pause durante la narrazione. Non c’è tempo per pensare alle conseguenze, vissute fino allo stremo delle forze senza momenti per pensare. In tutto questo, si intravede anche la metafora della società americana, con la necessità di cambiare ma l’incapacità di farlo con un’aggressività e una violenza sfrenate. Qui vive una generazione di ragazzi pressati dall’isolamento emotivo e dall’eterna insoddisfazione. Euphoria è un viaggio nel mondo che ci sta intorno, con le sue debolezze e i suoi limiti. La storia di Rue insegna ad accettarsi e a distinguersi per quello che siamo e che la realtà è ricca di incanto e dolore, da affrontare entrambi senza sconti. Siamo di fronte a un prodotto cinematografico bello, nel senso di godibile, unico e nuovo. Qualcosa che racconta in modo diverso temi già esposti mille volte e riesce comunque a farli restare impressi, ad eccezione per il discorso sull’identità di genere, toccato in genere poco e sempre con retorica e paternalismo, qui viene menzionato con delicatezza e semplicità, quasi non se ne parla pur facendolo. Euphoria non è quindi una serie per tutti, ma sicuramente è una serie in cui tutti possono rispecchiarsi.