Ser Gawain e il Cavaliere Verde, un’opera preziosa e il suo gioco

Scritto, prodotto, diretto e montato da David Lowery, Sir Gawain e il Cavaliere Verde è un film fantasy del 2021. Il successo dell’opera ispirata all’omonimo poema cavalleresco medioevale è stato sicuramente ostacolato dalle difficoltà nella distribuzione causate dalla pandemia del COVID-19, e in parte forse anche da un trailer che involontariamente suscita nello spettatore aspettative che non corrispondono però allo spirito dell’opera e rischiando una volta in sala di lasciarlo deluso, confuso e perfino annoiato. Va considerato inoltre che i riferimenti e le tematiche medievali della mitologia arturiana, sebbene possano sembrare molto distanti dal pubblico contemporaneo sono stati invece rielaborati in chiave molto attuale e psicologica risultando tranquillamente accessibili anche ai più che non studiano specificamente storia medievale o mitologia. Il risultato finale prende la forma di un prodotto appassionato e ispirato, realizzato con cura e che offre sicuramente molti spunti di riflessione anche oggi, ma che richiede per goderne a pieno, una chiave di lettura ben contestualizzata, che qui tenteremo di fornire, in quanto si tratta comunque di un’opera preziosa, ma che chiede di stare ai suoi tempi, promettendo tacitamente allo spettatore una ricompensa degna. Indubbiamente però Sir Gawain e il Cavaliere Verde è un film d’atmosfera intrigante ed emozionante, che senza pretendere mai di lasciare una leggerezza soave per uno stile greve, ha sicuramente qualcosa da dire.
Più vicino a Sorrentino che a Peter Jackson
A causa del montaggio il trailer di Gawain e il Cavaliere Verde risulta quasi opposto allo spirito dell’opera e rischia come detto di confondere lo spettatore. Esso infatti mostra re Artù, Merlino, giganti, cavalieri che estraggono la spada e il misterioso e inquietante Cavaliere Verde che impugna la sua ascia enorme, tutte figure leggendarie in scene eccitanti e d’azione. A chiunque quindi alimenterebbe l’aspettativa di vedere qualcosa di paragonabile a La compagnia dell’anello di Peter Jackson, e quindi di presentarsi in sala aspettandosi scontri cavallereschi, magia ed azione eroica. Peccato che questo non corrisponda affatto al contenuto dell’opera: le scene d’ azione infatti si possono contare sulle dita di una mano, il protagonista non è un eroico cavaliere senza macchia e senza paura che affronta mostri e avversari con la sua spada, e la magia sebbene sia molto presente non si manifesta mai attraverso poteri estremi.
Come anticipato la pellicola ha avuto la sfortuna di vedere la luce in un periodo difficile per il cinema, la pandemia e le conseguenti restrizioni infatti hanno provocato il rinvio della sua distribuzione per ben due volte, ma sicuramente un trailer tanto divergente dall’identità dell’opera non è certo stato d’aiuto.
Chiarito questo quindi, che cos’è Gawain e il Cavaliere Verde? Ebbene sicuramente è un fantasy in piena regola, ma è anche e sopratutto un film d’atmosfera e di riflessione. Forse proprio a causa della popolarità della trilogia di Peter Jackson si tende erroneamente ad associare il genere fantasy a dei topoi ben precisi, come appunto l’azione e le grandi battaglie epiche. David Lowery invece utilizza il genere come ambientazione per narrare una storia pregna di significati e riferimenti anche di cultura, un’avventura, una novella leggendaria e fiabesca con una morale ben precisa. Opere più vicine e paragonabili potrebbero essere ad esempio Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, film del 2015 che si ispirava alla raccolta di fiabe Lo cunto de li cunti, e in cui allo stesso modo si utilizzava il fantasy come setting per narrare una storia affascinante ricca di significati; oppure ancora This must be the place del 2011 di Paolo Sorrentino, che mostra il protagonista in un viaggio introspettivo alla scoperta di parti della sua identità.

Il gioco del Cavaliere Verde
Ambientato nella leggendaria Camelot, la vicenda si ispira all’omonimo poema cavalleresco che vede protagonista il giovane Gawain, nipote di re Artù. Il racconto originale per quanto avvincente sarebbe potuto risultare strano per il pubblico, come minimo distante o noioso poiché appunto le tematiche e i valori trattati sono quelli cari a cavalieri medievali, come il coraggio, l’onore e la parola data che non sono affatto ideali privi di importanza al giorno d’oggi ma possono risultare anacronistici. David Lowery invece realizza un’opera sorprendente e brillante, in quanto mantenendo proprio quei valori medioevali, il coraggio, la parola data, la virtù, confeziona un prodotto attuale, uno in cui ogni giovane ragazzo o ragazza possono immedesimarsi, e da cui tutti possono fare esperienza.
Il Cavaliere Verde misterioso e inquietante si presenta la mattina di natale e lancia un “gioco”, a chiunque lo colpirà in duello egli renderà lo stesso colpo un anno dopo alla cappella verde, dove lo sfidato dovrà recarsi. Gawain accetta la sfida e mozza la testa del Cavaliere Verde, e anche se un po’ obbligato da suo zio, tiene fede alla parola data e si mette in viaggio per la cappella verde il natale dopo. Le azioni di Gawain possono sembrare molto irrazionali, se non proprio ottuse ma è proprio questo il fascino del personaggio e della storia: in un mondo dove lo zio è un re santo ed eroe circondato da maghi potenti e cavalieri leggendari e coraggiosi Gawain è solo un giovane immaturo, imperfetto, forse anche pavido ed egoista, non sentendosi destinato alla grandezza si butta nell’impresa nel disperato tentativo di guadagnarsi un posto tra quelle leggende viventi e per tutto il viaggio fallisce più volte le prove che gli sbarrano il passaggio. Non fa l’elemosina anche se potrebbe permetterselo, si fa derubare e non riesce a difendersi nonostante abbia spada, cavallo e armatura, di fronte alla triste richiesta di un fantasma in pena chiede cosa riceverà in cambio della sua gentilezza e alla fine cede alle lusinghe della moglie del signore che lo sta ospitando. Egli è stato tutta la vita ciò che più c’è di distante da un cavaliere perfetto e allo stesso modo indegno affronta la sua avventura, quella che porta il suo nome, su cui scriveranno canzoni e che poteva essere la sua occasione di diventare finalmente un uomo coraggioso e sicuro di sé. Questo fino alla fine quando si trova davanti il Cavaliere Verde pronto a decapitarlo.
Grandezza o Rettitudine? La ricerca della consapevolezza di sé
Il finale del film si rivela in questo caso fondamentale per la valutazione e il successo complessivi dell’opera, che per tutto il tempo in verità procede molto lentamente, con la calma di una favola raccontata da una nonna la sera, e infatti è quello l’effetto che vuole suscitare, nonostante siano numerosi gli episodi del viaggio inquietanti o a tratti persino sfumati di horror. Di nuovo Gawain e il Cavaliere Verde è un film d’atmosfera, che va vissuto con calma e che come il Cavaliere Verde vuole fare un gioco con lo spettatore. Se si ha la pazienza di seguirlo si scopre un’opera davvero preziosa in grado di lasciare un bellissimo ricordo e di colpire ad un livello di profondità inaspettato, senza mai rinunciare ad una certa angosciante leggerezza e serenità.
La questione più importante che vuole smuovere nello spettatore è chiedersi se sia importante davvero perseguire la grandezza, e sopratutto a quale costo? Gawain di fronte al muro definitivo della morte si trova davvero per la prima volta in vita sua a fermarsi a riflettere sul senso che hanno le azioni che sta compiendo. Per la prima volta forse è lucido e conscio della scelta che ha preso e finalmente la affronta con coraggio e fermezza degni di un uomo consapevole e non di un ragazzino spaventato che intraprende un viaggio solo perché gli viene imposto. Questo è il potere della riflessione di fronte ad un evento tanto assoluto come una condanna a morte, il potere della consapevolezza che in un lampo si fa strada sul suo volto e lo trasforma, chiaro, presente, fermo e deciso. Forse è questo che sperano di ottenere le persone più sagge di noi quando ci testano con delle prove, come fa il Cavaliere con il suo gioco col giovane Gawain, ed è questo che il film vuole invitarci a fare probabilmente. Grazie ai suoi tempi calmi e lunghi, alle sue atmosfere sognanti e fiabesche, alla dinamica avvincente ma a una trama tutto sommato molto semplice, vuole spingerci a prendere un respiro profondo, staccarci dal rumore del mondo e chiederci “sto vivendo una vita degna e che abbia un senso?”.
