Overseas: imparare i lavori domestici per avere un’opportunità all’estero


Centro di formazione
Sembra anacronistico pensare che nelle Filippine esistano dei centri di formazione per i lavori domestici, ma è così e ce lo mostra la regista sud-coreana Sung-a Yoon nel suo docufilm intitolato Overseas.
Per la realizzazione di questo progetto cinematografico ci sono voluti ben 5 anni, mentre le riprese si sono svolte in soli 2 mesi.
L’idea di questo documentario, infatti, nasce da un processo lungo fatto di ricerche e osservazioni nelle città filippine, in particolare nella capitale Manila.
Il centro di formazione in cui si svolgono le riprese è stato selezionato fra tanti, dopo molti sopralluoghi e grazie alla disponibilità delle persone operanti all’interno.
Sung-a Yoon ha scelto di affrontare l’impegnativo tema del fenomeno migratorio delle donne filippine nel mondo occidentale, proprio per mettere in risalto la figura di queste persone invisibili nelle nostre società.
I centri di formazione e addestramento ai servizi domestici sono privati ma accreditati dal governo filippino, il quale ha istituzionalizzato tale sistema per un tornaconto finanziario.
L’economia di questa nazione dipende, in buona parte, anche dai soldi che le donne emigrate all’estero spediscono ai propri cari rimasti nel paese natale.
Questa sorta di scuola istruisce le volontarie a diventare colf, tate e donne di servizio: una volta terminata la formazione sapranno perfettamente come dedicarsi alla pulizia della casa e della biancheria, servire il cibo, rivolgersi correttamente ai datori di lavoro e accudire bambini o anziani.

La cinepresa
Entrando nel vivo del documentario possiamo notare una scelta stilistica ben precisa, basata su inquadrature lunghe e pulite.
Le riprese sono volutamente lunghe, sostiene la regista, per concedere il tempo di ragionare a posteriori e per consentire alle donne di esprimersi, facendo sì che le situazioni si verificassero da sole. Una tecnica che riesce a catturare i volti delle protagoniste, per evidenziarne le sensazioni e per renderle umane agli occhi di chi le vede come mere esecutrici di impieghi casalinghi.
Ci viene mostrato tutto ciò che accade prima della loro partenza per l’Europa, la Cina o altri paesi, momenti carichi di pathos, di nostalgia e di sofferenza.
Le scene selezionate sono focalizzate su argomenti svariati e non sono mai confusionarie, anche se corali, come potrebbe accadere nella realtà.
Questi elementi rendono il documentario molto strutturato e quasi premeditato, salvo poi ricredersi durante i monologhi di alcune donne che si confidano tra di loro in maniera naturale e genuina, parlando della propria famiglia e di quello che si lasceranno alle spalle una volta fuori dal paese.
Come Claire e Solange di Genet
Al centro del film e della formazione risulta rilevante la pratica del gioco di ruolo.
Gli esercizi svolti in tale direzione sono uno strumento utilizzato da alcuni centri per la gestione dello stress, oltre che per insegnare alle candidate come reagire in situazioni di difficoltà.
La potenzialità cinematografica di questa messa in scena è stata sfruttata appieno da Sung-a Yoon, poiché molto efficace sul piano visivo e quindi capace di arrivare dritto al pubblico.
La regista dichiara inoltre: “Mi ha fatto pensare a una pièce di Jean Genet che si chiama The maids (Le serve), dove le sorelle Claire e Solange recitano insieme come se una fosse la datrice di lavoro e l’altra la dipendente. La datrice di lavoro è la madame che umilia molto la domestica e ho pensato che mostrando questi giochi di ruolo avrei avuto la possibilità di mostrare quanto avviene nelle case dei datori di lavoro”.
La riproduzione di scenari realmente accaduti all’estero introduce le donne in una realtà lavorativa concreta e tangibile.

Anche l’appartamento in cui operano le future lavoratrici domestiche, creato sul modello di ciò che potrebbero trovare all’estero, è molto cinematografico.
La finzione nell’allestimento ricorda i programmi televisivi occidentali che riproducono gli interni delle case, e questo spettacolarizza ancor di più l’ambiente ripreso.
Nella tecnica del gioco le donne simulano tra di loro atteggiamenti possibili dei datori di lavoro: insulti, abusi di potere, violenze psicologiche e addirittura sessuali.
Viene insegnato alle donne come difendersi a seguito di tali eventi e a chi rivolgersi, ma soprattutto come reagire emotivamente.

Il focus sulla persona
Lontane dalle proprie famiglie e circondate da persone che non conoscono, esperiscono già nei centri di formazione cosa significhi essere sole in un luogo sconosciuto.
Overseas, che significa per l’appunto all’estero, vuole dare importanza ai sentimenti di queste donne che sono costrette a sorridere e a servire qualcuno in un posto straniero per poter sopravvivere e aiutare i propri cari.
Le insegnanti preparano loro ad essere riverenti, devote e determinate. La determinazione è fondamentale per lavorare all’estero, solo grazie a questa si può riuscire a superare la condizione di schiavitù e pensare ad un domani migliore.
Il punto di vista è quello delle donne, la macchina da presa affonda nelle loro emozioni prima della partenza, estrapolando la preoccupazione e la paura di abbandonare i figli per lungo tempo.
Scegliere di mostrare l’interiorità di persone che in un mondo globalizzato sono ancora invisibili, ha lo scopo di creare empatia nel pubblico e sensibilizzarlo, per far comprendere la dignità, le sofferenze e le rinunce che ci sono dietro a decisioni così radicali.
La scena finale è magistrale e toccante: una madre, con le lacrime agli occhi, accarezza e saluta il figlio mentre dorme beato per poi partire verso una meta indefinita insieme alle altre colleghe.
Su un camioncino di notte, assonnate, intimorite ma colme di speranza e determinazione.
Dettagli
Genere: Documentario
Anno: 2019
Regia: Sung-a Yoon
Paese: Belgio, Francia
Durata: 90 min
Sceneggiatura: Sung-a Yoon
Fotografia: Thomas Schira
Montaggio: Dieter Diependaele
Musiche: Frédéric Verrières
Produzione: Clin d’oeil Films, Clin d’Oeil, Iota Productions, Les Productions de l’Oeil Sauvage
Film fruibile sulla piattaforma Mubi.
