C’è tempo | un tempo sognato che bisognava sognare
Il primo film di finzione di Walter Veltroni, “C’è tempo”, è una commedia riflessiva e divertente. Sarà fuori nelle sale il 7 Marzo la pellicola che racconta di un incontro tra due personaggi molto diversi, che sotto i colori dell’arcobaleno compiranno un profondo viaggio dentro sé stessi. Come dice lo stesso regista il film nasce dalla volontà di rappresentare l’opportunità dell’incontro con l’altro in un momento buio com’è quello attuale, non solo in Italia, ma nel mondo. In questo contesto i colori, la luce, il viaggio sono metafora dell’occasione del dialogo, della convivenza, della speranza, ora un po’ spenta.
L’incontro su cui si basa la trama del film è tra Stefano, interpretato da un eccellente Stefano Fresi, e Giovanni, interpretato dal giovanissimo Giovanni Fuoco. Stefano è un quarantenne incasinato, vive nella precarietà lavorando come osservatore di arcobaleni per il CNR (mestiere che Veltroni confessa di aver inventato) e occupandosi della manutenzione dello specchio che illumina Viganella (questo è un elemento di verità, il piccolo Borgo di Viganella, per evitare di passare 6 mesi al buio per l’ombra delle montagne, riceve la luce del sole per mezzo di un grosso specchio). In questa caotica esistenza piomba un’opportunità, quella di diventare tutore di un fratello adolescente, che non sapeva nemmeno di avere. Stefano non ha mai conosciuto suo padre, che nel frattempo si è risposato e ha avuto un figlio, Giovanni. Dopo la morte in un incidente stradale dei genitori del piccolo, l’unico parente è Stefano, al quale in compenso per l’affido sarebbero spettati centomila euro. La moglie spinge Stefano a farsi carico di Giovanni, appropriarsi del denaro e spedire suo fratello in collegio.
Da questo momento in poi il film si mette in moto. Stefano parte per Roma, dove lo aspetta il piccolo Giovanni. Da un inizio in cui il protagonista è burbero, rancoroso, in alcuni momenti anche insensibile piano piano muta con l’avvicinarsi a suo fratello. Giovanni è un bambino molto intelligente e maturo. Una vita agiata, in cui spesso è stato solo, e la triste disgrazia lo hanno reso un ragazzo molto più grande dell’età che ha. Stefano al contrario sembra molto più piccolo. Nutre invidia, perché anche se ora è morto, Giovanni un padre ce l’ha avuto e con lui ha vissuto nel lusso. Ma presto tutto questi schemi e tutte queste barriere saltano. Il film diventa uno spazio aperto pervaso dalla luce, quella luce di cui ha parlato Veltroni, quella che portano le persone.
Stefano sembra non voler tornare più a casa; da lì parte una sorta di road movie a bordo di una cabriolet d’epoca. Anche la macchina decappottabile è un indizio dell’aprirsi, dell’accogliere le casualità della vita. Stefano capisce che l’opportunità non sono i soldi, ma l’aver conosciuto suo fratello. Così passeranno per Parma, Rimini, per casa di sua madre, poi altri posti e, infine, a Parigi. Nel corso di questi spostamenti conosceranno nuove persone, tra tutte Simona Molinari e Francesca Zezza. Così la storia di Stefano e Giovanni s’intreccia con quella di un’attraente mamma cantante e di sua figlia. “C’è Tempo” per Stefano, dunque, di trovare a quarant’anni ciò che aveva cercato per una vita: stabilità. La pellicola si compone come un arcobaleno di tanti colori, che messi insieme danno vita ai personaggi, al film. Volutamente sono messi in scena un eccesso di buoni sentimenti, come ha affermato Veltroni, perché non c’è nulla di più rivoluzionario di quello che dimostri quanto lo “scambio” sia importante per l’uomo. Stefano immaturo crescerà con Giovanni, che grazie a Stefano ritrovare la serenità di cui ha diritto un adolescente.
Il film si costituisce interamente attorno all’incontro trai protagonisti ed a quello successivo con la cantante e sua figlie. E’ una sorta di doppio arcobaleno, come quello che compare in scena. La pellicola, però, non è in grado di lasciare nessuna attesa. S’intuisce fin dall’inizio la direzione dello svolgimento della trama che non presenta “grossi nodi”. Ma, del resto, è un film che va apprezzato per il suo riempimento. E nei dialoghi che si costruiscono i personaggi, che prendono forma le loro e le nostre emozioni. E’, inoltre, un film ricco di citazioni. Veltroni confessa che ce ne saranno almeno cinquanta e scherza dicendo che verrà fatto un concorso e premiato chi le coglie tutte. A parte tutto, le citazioni sono moltissime e alcune sono evidenti. Veltroni dice di averle inserite come segni di ringraziamento, di gratitudine a maestri come Scola, Bertolucci, Godard, Truffaut ecc… C’è spazio nella pellicola anche per un cameo di Jean-Pierre Léaud. In sostanza è un film costruito su un motivo semplice che si arricchisce attraverso i personaggi e le loro situazioni. Il cast è ricco di partecipazioni, da Max Tortora ad Anna Billò e poi Laura Efrikian.
Veltroni conclude confessando la sua intima intenzione: fare una commedia all’italia, un po’ rifacendosi alla commedie italiane di un tempo, “scritte da persone coltissime che convertivano i loro pensieri nel linguaggio più popolare, il genere della commedia”. E’ venuto fuori un film divertente, leggero e ricco di intellettualismi cinematografici. Raffinata la selezione delle musiche. La fotografia soddisfa pienamente le esigenze del film. A chi gli chiede delle primarie del PD, di un suo possibile ritorno, Veltroni risponde che non se n’è mai andato che, pur non ricoprendo ruoli di responsabilità, il suo impegno civile non è mai sceso. “C’è Tempo” prende il nome dall’omonima canzone di Ivano Fossati, perché il film, come la canzone, ci ricorda “che c’era un tempo sognato che bisognava sognare”.
VOTO 7
TITOLO C’è Tempo
USCITA 7 Marzo 2019
GENERE Commedia
REGIA Walter Veltroni
PRODUZIONE Palomar e Vision Distribution in collaborazione con Sky Cinema e Pathé
DISTRIBUZIONE Vision Distribution
SCENEGGIATURA Doriana Leondeff, Walter Veltroni
MONTAGGIO Gabriele Gallo
FOTOGRAFIA Davide Manca
CAST Stefano Fresi, Simona Molinari, Giovanni Fuoco, Francesca Zezza, Sergio Pierattini, Laura Efrikian, Silvia Gallerano, Shi Yang Shi, Max Tortora, Anna Billò, Jean-Pierre Léaud, Giovanni Benincasa