Compromessi Sposi | commediucce nostrane e come evitarle
Questo è il paese in cui la commedia, nell’ultima decade e oltre, anno dopo anno, ha generato un solco qualitativo sempre più profondo rispetto a quei grandi capolavori degli anni d’oro che avevano reso l’Italia la patria della risata e della farsa sul grande schermo. Con questa premessa debutterà in sala a partire dal 24 gennaio 2019 il nuovo film diretto da Francesco Miccichè, distribuito da Vision Distribution, Compromessi Sposi.
Un racconto moderno che vede protagonisti una giovane fashion blogger di Gaeta e un ragazzo milanese con aspirazioni da cantautore. Tra i due, in apparenza tanto diversi l’uno dall’altro, scatta il colpo di fulmine, talmente intenso da decidere di punto in bianco di sposarsi. A ostacolare il loro matrimonio ci penseranno i due rispettivi padri ( Diego Abatantuono e Vincenzo Salemme); un imprenditore del nord con sfumature da ex berlusconiano il primo, un sindaco napoletano, ligio al dovere, proveniente dal circuito pentastellato il secondo. I due, in un rapporto di reciproco astio, metteranno da parte tutte le differenze per contrastare il convogliamento a nozze dei figli.
L’intreccio tra i due ragazzi è in realtà l’innesco per accendere i due veri protagonisti, ossia i padri. Salemme e Abatantuono dettano i ritmi e tempi della commedia con la loro verve teatrale, un sodalizio artistico che in termini tecnici funzionerebbe anche, non fosse per un piccolo dettaglio: la sceneggiatura non li aiuta. Sia chiara una cosa. Il lavoro dei due veterani del teatro popolare e del cinema italiano è assolutamente encomiabile. Tra loro si instaura una buona alchimia che getta ombre su tutti gli altri personaggi, soprattutto i più giovani. Il guaio è che le battute, i dialoghi, in generale la sceneggiatura, sono un impasto di banalità, rimestato con i più usurati cliché della commedia nostrana. L’intento del team di scrittura, capitanato da Michela Andreozzi, parte col presupposto di voler svecchiare l’ormai intramontabile contrasto tra nord e sud, di donare nuova linfa alle divergenze politiche, caratteriali e territoriali già visti in tanti altri film. In questo caso lo fa traendo spunto (anche qualcosa di più) da un grande prodotto del passato, ossia Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi, di Mario Mattioli e scritto da Franco Castellano e Pipolo. Il paragone è da considerarsi solo in funzione dell’idea di base, ma che non venga in mente a nessuno di metterli sullo stesso piano, o dire che questo film ha donato una luce nuova alla più vecchia pellicola. In realtà è stato come mettere un foglio bianco su una tela del Masaccio e tentare goffamente di disegnarci sopra sfruttando i contorni dell’opera originale.
Il regista tenta di creare ordine tra i ranghi, ma si evince chiaramente come Miccichè non sia a suo agio con questo tipo di film, ulteriore conferma dopo il precedente Poveri ma ricchissimi. Si vorrebbe offrire al pubblico uno spaccato dell’Italia moderna (l’ennesimo), che coinvolge appunto personaggi di estrazioni sociali e politiche differenti, anche se in questo caso la politica è uno sfondo annebbiato che si nota appena. Si vorrebbe innescare una riflessione a favore dei più giovani, in cui si trasmette l’idea che non tutti i ragazzi moderni, cresciuti con le più amene comodità, siano degli immaturi. Al contrario i ragazzi avrebbero molto da insegnare, persino ai loro genitori. La loro innocenza e il sentimento immortale che li unisce è capace di purificare persino i cuori più duri, spingendo i genitori a guardare oltre il veniale rancore reciproco e prodigarsi a favore della prole. Il capitolo giovani merita una discussione a parte. I due giovani innamorati, interpretati da Grace Ambrose e Lorenzo Zurzolo mancano di mordente, credibilità. I due ragazzi, così come tutto il reparto più giovane, sembrano abbandonati a loro stessi, quasi come se ci si preoccupasse più di rendere funzionali i dialoghi tra i protagonisti adulti piuttosto che dirigere e misurare una recitazione da fiction. Zurzolo, il quale nell’ultimo anno è stato parecchio impegnato, tra Sconnessi e la serie Netflix Baby, qui è poco più di un bel visino da mettere in primo piano davanti la telecamera. Altri giovani interpreti languono in fatto di performance, per non parlare della lingua e i dialetti. C’è un miscuglio illogico di idiomi e di attori e attrici con evidenti problemi di pronuncia. In taluni casi la domanda sorge spontanea: se l’attore non ha nelle proprie corde un certo dialetto, perché farglielo parlare? O meglio, perché non scritturare un attore che parli esattamente con questo o quell’accento, senza andare a ricreare un’imbarazzante pantomima?
Oltre agli ottimi Salemme e Abatantuono e un apprezzabilissimo Dino Abbrescia, chi scalcia per salire sul podio degli interpreti è sicuramente Valeria Bilello e la sua Claudia, figlia maggiore dell’imprenditore Diego. Personaggio vero, intenso, il quale nonostante il clima da commedia leggera del film, riesce a trasmettere allo spettatore i colori di una donna intrappolata tra l’azienda di famiglia e un carattere sempre più simile a quello austero e rigido del padre.
Da tenere in conto anche la fotografia di Marcello Montarsi, ormai da anni a suo agio con la macchina da presa e la commedia italiana. In questo film riesce a creare interessanti partiture visive e a far godere anche della splendida location quale è la città di Gaeta.
Compromessi Sposi va considerato come un film abbraccia pubblico: senza esperimenti o novità particolari, con delle profonde mancanze di scrittura e una regia poco attenta alla guida dei giovani interpreti. Potrebbe definirsi uno di quei film che al giorno d’oggi si guardano per staccare la mente, espressione che sintetizza spesso un film di cui si può fare a meno. In un’epoca dove il cinema è pesantemente in crisi e le produzioni italiane, salvo rari casi, tentano di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, staccare la mente può essere fatto benissimo con film di ben altro calibro, commedie comprese. Il film uscirà in Italia dal 24 gennaio.
Compromessi Sposi
Voto: 4
Paese: Italia
Anno: 2019
Durata: 90 min
Distribuzione: Vision Distribution
Regia: Francesco Miccichè
Con: Diego Abatantuono, Vincenzo Salemme, Dino Abbrescia, Rosita Celentano.
Fotografia: Marcello Montarsi