Sembra mio figlio | La vita di un uomo, la speranza di un popolo

La regista palermitana Costanza Quatriglio lancia un importante guanto di sfida alla critica, al pubblico e all’intero parterre cinematografico. L’occhio della macchina da presa arriva lì dove l’attualità moderna e l’informazione non arrivano, in quegli angoli del mondo dove l’interesse comune non si va a posare. Sembra mio figlio presenta al mondo la tragica realtà del popolo Hazara, una minoranza etnica la cui esistenza è soggetta ad una persecuzione e un genocidio che si protraggono da oltre un secolo. La trama si basa sulla vera storia di Mohammad Jan Azzad, nel film Ismail e di suo fratello, emigrati in Italia in tenera età per sfuggire alle persecuzioni e costretti ad una vita di enormi e costanti sacrifici per poter sopravvivere in un paese estraneo. Ismail è il più intraprendente e il suo lavoro gli permetterà di mettere da parte il denaro sufficiente per poter tornare in patria e rivedere finalmente sua madre, con la quale ha sempre mantenuto una costante corrispondenza telefonica. Il suo viaggio fino in Pakistan e da lì in Afghanistan sarà lo specchio di un popolo perennemente in fuga, una diaspora senza fine.
Il film è una grande impresa internazionale, il cui progetto è stato abbracciato da Belgio, Croazia e persino Iran. Costanza Quatriglio affida la sua missione a due attori che realmente appartengono al popolo Hazara, Basir Ahang e Dawood Yousefi. Gli attori sentono su di sé il peso della verità, entrambi serbano nel cuore il ricordo di una vita intensa e complessa, vicina a quella dei personaggi da loro interpretati. Ahang porta avanti la sua campagna di sensibilizzazione da numerosi anni, portando in giro il racconto del suo popolo con scritti, mostre ed ora un’interpretazione che non lascia scampo all’occhio dello spettatore. Un’intensa riproposizione cinematografica di chi ben conosce il presente e il passato della sua gente. Il montaggio è lento, dilatato, con scene volontariamente allungate per rendere il quadro narrativo quanto più reale possibile. L’idea della regista è chiara: incantare grazie non solo a un punto di vista veritiero, quello del protagonista, ma soprattutto descrivere emozioni i cui tempi non possono essere racchiusi nella grammatica cinematografica. La tristezza, la speranza, la rassegnazione, sono stati d’animo che in questo film iniziano e finiscono con i loro giusti ritmi e il respiro dello spettatore diventa lento come quello dei personaggi.
Sembra mio figlio è un progetto che già alla base unisce intere nazioni: Italia, Belgio, Croazia. Una troupe multilingue profondamente unita intorno a un nucleo centrale e un’idea comune, quella di portare nella bocca della gente, agli occhi del mondo, la sofferenza, l’emarginazione degli Hazara, uno dei popoli più antichi d’Europa, in cui persino la cultura e la storia idiomatica sono alla base di numerose lingue attualmente parlate, non solo in Medio Oriente.
Questo interessante e certamente affascinante lavoro, lungamente applaudito alla presentazione durante il festival di Locarno, verrà presentato a Milano il 17 settembre, a Palermo il 18 e a Roma il 19, oltre a far ruotare intorno ad altre numerose proiezioni tante iniziative socio culturali. Sembra mio figlio è l’esegesi di una regista carica di talento, entusiasmo e desiderio di raccontare; nelle cui storie è possibile conciliare sia l’amore verso la ricerca di un nuovo linguaggio cinematografico che quello verso popoli e realtà ancora adombrati dall’ala mediatica.
Sembra mio figlio
Voto: 7
Paese: Italia, Belgio, Croazia, Iran
Anno: 2018
Genere: drammatico
Regia: Costanza Quatriglio
Con: Basir Ahnang, Dawood Yousefi, Tihana Lazovic
Durata: 103 min.
Distribuzione: Ascent film