Social World Film Festival, torna l’appuntamento col cinema indipendente

L’ottava edizione del Social World Film Festival
Dal 29 luglio al 5 agosto torna il consueto appuntamento estivo con il Social World Film Festival, come sempre nella splendida cornice di Vico Equense, sulla Costiera Sorrentina.
Nato dall’intraprendenza di Giuseppe Alessio Nuzzo, talento emergente del nostro cinema recentemente approdato anche dietro la macchina da presa con il thriller Le verità , il Social World Film Festival è di fatto una delle realtà più interessanti per giovani autori cinematografici. Una vetrina divenuta subito internazionale, ospitando in soli otto anni cineasti provenienti da ventisei città dei cinque continenti tra cui Los Angeles, New York, Rio de Janeiro, Vienna, Washington DC, Seoul, Busan, Berlino, Barcellona, Amsterdam, Cannes, Monte Carlo, Parigi, Istanbul, San Francisco, Tokyo, Sydney, Marsiglia, Palma, Tunisi, Hong Kong, Jakarta.
Intatto resta il format della rassegna, sempre sensibile ad un cinema che sia innanzitutto dibattito sul sociale, riflessione sul mondo che cambia. Per questo le opere in concorso verranno divise come di consueto in più categorie: da “Diversity”, sezione a cui apparterranno quei lavori che hanno per tematica le diversità di genere, sociali o etniche, a “Environment” interamente dedicata all’ambiente. Da “Human Rights”, incentrata appunto sulla questione dei diritti civili fino a “Culture and Arts”, segmento tutto dedicato alla cultura intesa come fondamenta della storia passata, presente e futura.
Inoltre, nel corso del festival, il presidente onorario Claudia Cardinale consegnerà il Premio alla Carriera all’attore e regista Michele Placido.
Social World Film Festival: un’occhiata agli autori
Davvero tante le opere in concorso tra lungometraggi e corti. In particolare questi ultimi sono già disponibili in streaming sul portale RaiPlay. Tra i tanti si segnala l’interessantissimo ABCD di Daniele Morelli (per guardarlo clicca qui.), cortometraggio di circa 8 minuti che racconta l’ incomunicabilità in uno scenario post-orwelliano.
Se infatti in 1984 il Grande Fratello aveva effettuato una cernita dei vocaboli utilizzabili nel quotidiano, i protagonisti immaginati da Morelli sono arrivati ad uno step successivo, quello dell’illegalità del verbo.
Ogni parola è scritta, stampata, premeditata su carta. Non vi è più traccia di spontaneità, di scambio fisico.
Ciò che era alla base dell’interazione tra esseri umani fino al secolo scorso in ABCD diventa memoria, un passato da inseguire che resta dannatamente appeso all’urgenza di un We need to talk.