In corsa contro il traffico: storie di scioperi e disagi del venerdì

“Salve, vado in piazza santa Maria Maggiore”.
“Perfetto. Ci sarà un po’ di traffico l’avverto”.
“Non c’è problema”.
Mi invento come sempre la strada migliore, che tra preferenziali e sottopassaggi risulta essere sempre la vincente. Ma non questa volta. Non se c’è uno sciopero Atac in corso. Così che il tempo stimato di ben trentadue minuti potrebbe addirittura raddoppiare. Nessun problema, Corso Francia è sempre libera, a meno che non venga otturata da uno sventurato incidente, il che rende la manovra di recupero del tempo più agibile.
Giusto dieci minuti prima di Santa Maria maggiore la corsa contro il tempo termina e così anche tutte le mie speranze di recuperare qualche soldo sulla commissione dell’app. Siamo fermi. La cliente scende in preda ad un attacco di panico, e come biasimarla, d’altronde in ben 16 minuti non ci siamo mossi di un millimetro, tra motorini che superano facendo slalom, clacson impazziti, turisti spaesati e monopattini sui marciapiedi. Ho tempo per riflettere, tanto ho già preso un’altra corsa. Chissà perché tutti questi scioperi!? A me non dovrebbe interessare, anzi, porta guadagno nelle mie tasche. Eppure il disagio è concreto. Il disagio è per tutti: se colpisce il singolo, colpisce la comunità. È un effetto domino che dà risultati esponenziali, un battito di ali di farfalla sulla Tuscolana che causa un ingombro sulla Pineta Sacchetti.
Lorenz aveva proprio ragione. I miei studi sull’astrofisica trovano riscontro nella vita di tutti i giorni. Ma non voglio divagare. La questione è bollente. Ogni venerdì c’è un turista che non riesce a salire su un mezzo pubblico. Una volta a settimana la città si ferma, e non per volere di Dio. Ogni settimana (o quasi) la stessa storia: l’Atac incrocia le braccia e tutti i veicoli appongono la scritta “deposito”. I risultati sono tangibili. Lo sciopero ha avuto gli effetti desiderati. Eppure, nonostante tutto, non si riesce a cavare un ragno da un buco. E così la storia si ripete, ancora e ancora. Nessuno, o forse pochi, hanno ricercato le cause arrivando al cuore del problema. Restrizioni sui permessi di malattia, sempre meno garanzie sul posto di lavoro con le nuove tipologie di contratto, legalizzazione dello sfruttamento della manodopera, contro tutto questo l’Atac combatte ogni venerdì. Viene chiesto semplicemente il rispetto dei diritti universali, migliori condizioni lavorative in generale e non solo per se stessi. Dopotutto, come disse uno studioso «lo sciopero esprime una protesta e rafforza una richiesta».
Alla prossima corsa!