La situazione a Gaza e le responsabilità palestinesi
Uno studio condotto da alcuni ricercatori di Montreal evidenzia le responsabilità dei governatori palestinesi, da Fata di Asserir Ararat, al governo di Bahamas. I ricercatori, evidenziano inoltre la corruzione del regime di Fata, apportando una valutazione quantitativa dei fondi palestinesi nelle banche locali e straniere. Hamas, non ha percepito la partenza di Israele dalla striscia di Gaza per quella che è. La percezione del ritiro israeliano dovrebbe essere quella di un segno di debolezza politica e non concepita come un’apertura verso la pace.
Quando cambierà la percezione della realtà da parte dei palestinesi presi nell’ingranaggio della loro propaganda e della loro ideologia distruttrice da decenni? Hamas, secondo i ricercatori canadesi, ha perso un’occasione storica: il ritiro israeliano ha permesso per la prima volta nella storia, l’indipendenza di un territorio palestinese.
Tuttavia, Hamas ha violato le norme del diritto internazionale autorizzando il lancio di razzi sul territorio israeliano riconosciuto dall’ONU. Per gli autori di questa ricerca si tratta di terrorismo. Il lancio di razzi nel sud di Israele, i raid israeliani sulla striscia di Gaza, gli arresti dei manifestanti arabi israeliani, sono solo alcune delle drammatiche conseguenze. L’escalation continua in Medio Oriente, dopo la morte di quattro giovani: tre Israeliani e un Palestinese. Agli inviti alla calma si oppone la moltiplicazione delle rappresaglie.
Questa situazione è destinata a procrastinarsi? Questi atti sono il riflesso di un malessere destinato a crescere?
Un processo di pace ora però non sembra materializzarsi. La paralisi politica aggrava una situazione già terribilmente tesa. Il rapimento e l’assassinio dei tre adolescenti israeliani ha cristallizzato un’angoscia di morte nel popolo israeliano nonostante ci sia stato per due settimane un’emozione e una sofferenza collettiva alla quale abbiamo assistito dopo l’assassinio di Yitzhak Rabin da parte di un militante ultra nazionalista dell’estrema destra, successivamente c’è stata la morte di Mohamed Abou Khdeir bruciato vivo.
È lecito attendersi atti sempre più brutali dalla parte degli ebrei estremisti?
Il problema, è che la situazione si colloca in una sorta di parallelismo terrificante. Israele, resta uno Stato di diritto e l’abominevole omicidio del giovane Khdeir è stato denunciato da tutte le istituzioni, dal governo e il Premier Netanyahu ha chiamato il padre della vittima per dirgli che il colpevole sarà punito. Lo Stato di diritto dunque c’è. L’inchiesta delle forze dell’ordine non ha dissimulato l’origine dei sospetti e rimane in corso. Nel nord del paese a Hadera, è stata organizzata una manifestazione israeliana pacifista.
La frattura tra gli ebrei moderati che denunciano gli atti e gli estremisti sarà sempre più grande?
La maggioranza dell’opinione israeliana rifiuta questo orrore e la negazione dei valori universali. I fanatici che la polizia sta cercando non possono rappresentare il sentimento popolare. Tuttavia, è stato oltrepassato un punto di non ritorno e questo omicidio potrebbe dare il via a un ciclo infernale. D’altra parte, finché nessuna voce si esprimerà per i Palestinesi e per la popolazione Israeliana per ricordare il rispetto della vita umana e dei suoi valori, ci sarà sempre una linea rossa pericolosissima, una linea di sangue.
Sul piano internazionale, il mondo rimane scioccato e disperato. In Israele vi è un’immensa solitudine. La comunità internazionale però fino ad oggi non è stata efficace. Prima dal lato Palestinese si ha l’impressione di essere ascoltati al contrario, gli Israeliani hanno la sensazione che la situazione reale del proprio popolo non è mai presa in considerazione.
Bisogna ricordare che più di 110 missili si sono abbattuti nel sud di Israele in una settimana e che ci sono effettivamente rappresaglie da parte di Israele. Hamas ormai fa parte di un governo palestinese di coalizione. Non si può descrivere Hamas come un movimento che vuole la pace e dall’altro dire che Israele fa di tutto per alimentare lo Stato della guerra. Questo non è certamente vero.
di Manuel Giannantonio
14 luglio 2014