Domani, mercoledì 1 febbraio, avrà luogo l’incontro di trattativa sulle richieste di Bruxelles per l’aggiustamento dei conti pubblici italiani. Le richieste avanzate dalla commissione europea riguardano la correzione dello 0.2% del Pil, pari a 3.4 miliardi di euro; il rispetto del patto di stabilità, preso in incarico dal precedente governo Renzi; il Fondo Monetario Internazionale, inoltre, sostiene che l’Italia abbia un debito pubblico troppo elevato per poter ridurre il margine delle tasse.
Dall’incontro di ieri, a palazzo Chigi, tra il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro dell’Economia e delle Finanze Padoan emerge che non è in programma nessuna altra manovra depressiva. I punti sui quali si intende intervenire sono un anticipo dei tagli di spesa per il 2018, taglio delle deduzioni e detrazioni fiscali, rafforzamento della lotta all’evasione fiscale e aumento dell’iva. Ulteriori ritocchi riguarderanno le accise su fumo e giochi d’azzardo.
Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega per le politiche Ue, sottolinea che le procedure di infrazione sono state ridotte in tre anni da 119 a 70 e del 20% le frodi sulla politica agricola comune e sui fondi strutturali del 2015. Dal 2014 l’azione di controllo è stata rafforzata con il comitato antifrodi potenziato con banche dati digitali, capaci di estendere l’azione di prevenzione e quindi di intervenire più tempestivamente sul malaffare.
Il punto focale delle trattative riguarderà l’emergenza terremoto e la questione dei migranti, considerate fuori dai vincoli del pareggio di bilancio, come aveva scritto, nella lettera di congratulazioni a Gentiloni, lo stesso Jean-Claude Juncker, presidente dell’esecutivo comunitario: “la Commissione continuerà ad essere al fianco dell’Italia per sostenere il percorso di riforme e assicurare una completa e rapida ricostruzione delle aree colpite dal terremoto”. Flessibilità e aiuti per la ricostruzione, in cambio di riforme mirate a risanare la situazione economica. Come fa sapere il Dipartimento delle Politiche Europee, le priorità sono due: rafforzare la crescita e rispondere alle emergenze del terremoto e dell’immigrazione.
Prima il lavoro poi le regole di bilancio
Il neo-governo Gentiloni è percepito come un Renzi-bis, non solo in Italia, ma anche in Europa. Se nella politica interna questo governo ha riscoperto una reputazione negativa, inteso come perenne e insistente riproposizione del vecchio, secondo le politiche europee, invece, è simbolo di stabilità e di continuità, non avendo modificato l’andamento e le iniziative del suo predecessore. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ex ministro degli Esteri, durante il governo Renzi, si è detto fin dall’inizio deciso nella prosecuzione e relativa miglioria delle riforme varate dal governo precedente.
In una conferenza stampa durante la sua prima visita a Parigi dal presidente francese Francois Hollande, rinnova l’aspirazione per una Europa unita e solidale, sensibile ai problemi e alle difficoltà di ogni Paese-membro. “Non esiste un futuro all’altezza della sua tradizione per una Europa che sia ossessionata dalle regole di bilancio e non concentrata sul lavoro, la crescita e lo sviluppo”.
L’altra grande questione concerne la sicurezza e la difesa comune, che necessitano di una politica comune condivisa. L’Italia, continua Gentiloni, è impegnata nella risoluzione delle crisi internazionali, lavorando all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ed avendo rinnovato l’impegno comune in Siria, in Libia, verso la quale riapre la sua ambasciata a Tripoli.
Un banco di prova sarà, senza dubbio, la presidenza italiana del G7, a fine marzo, che mirerà ad impostare su un binario giusto i rapporti con la Russia, “fermi sui nostri principi, solidali con i nostri alleati, non disponibili a rilancio di logiche di guerra fredda”.