Stop al massacro dei delfini, il mondo si scaglia contro il Giappone

Sale la protesta internazionale contro l’attuale mattanza dei delfini in Giappone.
Sono sufficienti pochi giorni per catturare almeno 250 delfini, il cui massacro si fa sempre più spietato nella baia di Taiji, in Giappone. Critiche e proteste sono nate dagli ambientalisti della Sea Sheperd Conservation Society, i quali hanno diffuso in streaming le immagini brutali di questa barbaria.
I cacciatori, che iniziano la carneficina nella stagione autunnale, per poi finire nel mese di marzo, non riservano la stessa sorte per tutti i delfini. Infatti, mentre alcuni finiscono nelle tavole dei ristoranti giapponesi, dopo esser stati macellati vivi, altri muoiono dissanguati, poiché legati prima per la coda, e poi massacrati con una spranga in acciaio, inserita nella spina dorsale.
Non è bastato nemmeno il soprannome di “baia della morte”, dato dagli attivisti, a bloccare questa mattanza, che comporta la morte di centinaia e centinaia di delfini.
Quest’anno poi, per dar vita a questa strage, è stata costruita una grande barriera nera nei pressi di una scogliera, dove l’acqua è più bassa.
Ma questa volta il mondo si ribella: la mattanza dei delfini è stata denunciata sia da Yoko Ono, moglie del cantante John Lennon, che dalla nuova ambasciatrice americana a Tokio, Caroline Kennedy, figlia del presidente, che ha espresso la sua profonda indignazione a riguardo. Nonostante ciò non sarà così facile frenare questo sterminio, perché la caccia ai delfini, come spiegato dal portavoce del Governo, Yoshihide Suga, fa parte della tradizione alimentare giapponese , come una vera e propria pesca, condotta nel rispetto delle leggi.
di Serena Santoli
22 gennaio 2014