Si conclude il Giubileo dei giovani a Tor Vergata

Stamattina a Tor Vergata si è svolta la giornata conclusiva del Giubileo dei giovani. Il Papa Leone XIV è stato accolto da una folla entusiasta di ragazzi dopo essere arrivato in elicottero e poi sceso tra i giovani che sono arrivati a Roma da 146 Paesi. Alle 9.30, il Papa ha tenuto la messa e l’Angelus. Prima di presiedere la funzione, Leone ha salutato i ragazzi – ‘‘Come Chiesa di Cristo seguiamo lui, camminiamo insieme”.
Oltre un milione di persone presenti a Tor Vergata per il Giubileo dei Giovani “è un numero più che attendibile perché le aree, come si vede dall’aereo, sono tutte piene e sono aree che possono contenere” quel numero. Così il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, parlando con i cronisti nella sala grandi eventi della Questura di Roma. Hanno concelebrato con il Papa venti cardinali, 450 vescovi e 7mila sacerdoti. Prima della messa, il pontefice ha fatto un lungo giro in papamobile in tutti i settori dove i giovani questa notte hanno pernottato, nonostante sia arrivata un po’ di pioggia durante la notte.
Le parole del Papa ai giovani sono state: “Siete inquieti perché vivi, aspirate a cose grandi”. Non siamo fatti “per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore. E così aspiriamo continuamente a un ‘di più’ che nessuna realtà creata ci può dare; sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola piuttosto!”, così ha dichiarato il Papa nella messa a Tor Vergata a conclusione del Giubileo dei giovani. Leone ha ricordato ai giovani che la fragilità non è argomento ‘tabù’ da evitare.
Ha continuato poi con una preghiera, un appello all’amore: “La pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né, come abbiamo sentito nel Vangelo, da ciò che possediamo. È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere. Comprare, ammassare, consumare, non basta. Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle ‘cose di lassù’ per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi «sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità». E in questo orizzonte – ha sottolineato Prevost – comprenderemo sempre meglio cosa significhi che la speranza non delude. Prevost ha quindi dato appuntamento ai ragazzi e alle ragazze di tutto il mondo alla Gmg di Seul del 2027, come aveva stabilito il suo predecessore. “Il pellegrinaggio di speranza continua e ci porterà in Asia. I giovani di tutto il mondo si ritroveranno insieme al successore di Pietro per celebrare la Gmg a Seul in Corea dal 3 all’8 agosto 2027.”
Nella folla di ieri, sventolavano anche bandiere della Palestina nell’immensa distesa di Tor Vergata. Sventolavano nella festa pre-veglia nonostante i giovani di Gaza, di Gerusalemme e Cisgiordania non siano riusciti a partecipare al Giubileo dei giovani con Papa Leone. È don Carlo Salvadori, giovane missionario saveriano, a parlare: “Abbiamo sentito il messaggio del parroco di Gaza. Ha detto che avrebbe desiderato mandare qui a Roma dei giovani ma che non era possibile. Con questa bandiera vogliamo portare nel cuore di questo Giubileo e di questa veglia, il popolo di Gaza, i giovani della Terra Santa. Vogliamo dire loro di non sentirsi soli e dimenticati. Anche se non sono potuti venire, sono qui, presenti tra noi. Vorremmo anche dire che noi sappiamo cosa stanno vivendo. Le notizie che ci arrivano da quella terra, parlano di morte, fame, carestia. Parlano di un genocidio in atto. Vorremmo con questa bandiera ripetere le parole di un giovane italiano attivista per i diritti umani, Vittorio Arrigoni morto a Gaza nel 2011: ‘Restiamo umani’. Basta uccidere, basta usare le armi. Torniamo a guardarci negli occhi e riscoprirci tutti parte dell’unica famiglia umana”.