Il papa delle telefonate: Francesco telefona ad un ragazzo malato di distrofia muscolare
Papa Francesco continua a dare segno della grande umiltà che dovrebbe distinguere il fare cristiano con piccoli gesti che nascondo una grande umanità. Potremmo definirlo il papa delle telefonate, quello che semplicemente alzando la cornetta del telefono è pronto a dare una parola di conforto a chi più ne ha bisogno. L’ultimo episodio risale a ieri quando padre Bergoglio ha chiamato Michel, un ragazzo di 15 anni affetto da distrofia muscolare.
Il ragazzo vive a Pinerolo (Torino) con i suoi genitori, i quali un paio di giorni fa avevano fatto recapitare in Vaticano una lettera nella quale spiegavano il malessere di loro figlio dovuto alla malattia che lo affligge ed il suo desiderio di avere un po’ di conforto dal papa.
Bergoglio ha così chiamato il ragazzo. Michel ha raccontato ai media che il Pontefice ha esordito dicendogli: «Avrei l’onore di incontrarla». Il ragazzo gli ha risposto: «anche sono sulla carrozzina sto bene – e ricordando della telefonata ha affermato – non mi sono emozionato molto. Il papa mi ha messo subito a mio agio. Non vedo l’ora di mettere questa mia storia sui social network per far sapere a tutti quanto sia buono l’animo del nuovo Pontefice».
Monsignor Dario Viganò, direttore del centro televisivo vaticano, parlando nel corso di una intervista con il settimanale Famiglia cristiana, ha rivelato che il papa di telefonate ne fa molte di più di quelle che noi veniamo a scoprire.
Lo stesso Bergoglio gli ha detto di riferire ai giornalisti che le sue telefonate non sono una notizia: «Io sono così, ho sempre fatto questo anche a Buenos Aires. Ricevevo un biglietto, una lettera di un prete in difficoltà, una famiglia o un carcerato e rispondevo. Per me è molto più semplice chiamare, informarmi del problema e suggerire una soluzione, se c’è. Ad alcuni telefono, ad altri invece scrivo».
Viganò ha anche spiegato il significato che papa Francesco da a queste telefonate: «Che lui si occupi della mia vita, di un mio problema, vuol dire che io conto veramente agli occhi di Dio. Poi magari faccio fatica nella preghiera, a credere. Se il Pontefice, che nell’immaginario comune è una persona distante, si prende la briga di chiamarmi significa che io sono prezioso per lui e soprattutto per il cuore di Dio».
Secondo papa Francesco queste non sono notizie, ma noi ne parliamo lo stesso con grande parsimonia in quanto sono piccole lezioni di umiltà. Quell’umiltà che spesso dimentichiamo di usare nel quotidiano vivere ma che aiuterebbe tutti noi a rapportarci meglio con il prossimo.
Enrico Ferdinandi
15 settembre 2013