Perché la nomina di Raffaele Fitto è una vittoria a metà
Ieri la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato la composizione della Commissione Europea che resterà in carica per i prossimi cinque anni.
Gli incarichi, che ora dovranno essere confermati dal Parlamento Europeo, hanno aperto grandi dibattiti: in Italia, ovviamente, ci si è concentrati sul ruolo assegnato a Raffaele Fitto, ministro dimissionario per gli Affari europei nel governo di Giorgia Meloni. Il politico di Maglie ha ricevuto la nomina di vicepresidente esecutivo con competenze su Riforme e Coesione e la domanda che ci si pone è se il governo italiano abbia, in fin dei conti, ottenuto tanto o poco.
A scanso di possibili narrazioni politicamente faziose, il ruolo di Vice Presidente Esecutivo della Commissione europea con delega alla Coesione e alle Riforme appare un buon risultato se si pensa al fatto che il gruppo politico di cui Fitto fa parte – FdI, in Europa contenuto nel raggruppamento Ecr – risulta essere piuttosto marginale all’interno del Parlamento Europeo.
https://x.com/GiorgiaMeloni/status/1835965618165629084
Pertanto un ottimo obiettivo se si pensa internamente alla questione, meno se lo si mette a confronto con altre deleghe o l’influenza che potrebbe fornire a questioni riguardanti la difesa, la competitività e la concorrenza, temi caldi anche rispetto a quanto detto da Draghi nei giorni passati.
Quanto al peso politico riconosciuto a Fitto, von der Leyen ha detto che l’ingresso di un esponente dei Conservatori nel gruppo dei vicepresidenti segue la struttura del Parlamento Europeo, dove 2 dei 14 vicepresidenti dell’assemblea sono stati scelti tra europarlamentari di Ecr.
C’è da dire, però che, contrariamente alle aspettative del governo italiano, nelle deleghe attribuite a Fitto mancano del tutto quelle di carattere economico, su cui puntava il Governo italiano. L’Italia non avrà quindi voce in capitolo in mertito al Next Generation EU – principalmente per ottenere un prolungamento del PNRR oltre la metà del 2026 – sia quelle che hanno a che fare col bilancio.