Ius scholae: il dibattito endemico nel centro-destra
SI è riacceso, negli ultimi tempi, il dibattito sullo ius scholae, che si inserisce nel quadro più ampio della tanto agognata riforma della legge sulla cittadinanza.
Il tema è stato lanciato dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani, scatenando non pochi interventi acidi della Lega.
Se Forza Italia e le sinistre, testimoni di un’Italia che ormai è cambiata, sono favorevoli allo ius scholae, dalle sponde di Fratelli d’Italia ci arriva solo il silenzio.
Che cos’è lo ius scholae
Lo ius scholae è un metodo di acquisto della cittadinanza, già esaminato in Parlamento ma il cui iter non si è mai concluso, che dipende dal compimento di un ciclo di studi in Italia.
In altre parole, consentirebbe ai giovani di origine straniera (nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni) di diventare cittadini italiani, dopo aver risieduto legalmente nel paese ed aver frequentato almeno 5 anni di studio, in uno o più cicli.
La richiesta di conferimento della cittadinanza è su base volontaria (da parte di almeno un genitore legalmente residente in Italia), ma gli ufficiali di anagrafe devono obbligatoriamente comunicarne la possibilità, nei 6 mesi precedenti il compimento dei 18 anni.
Il quadro italiano
In Italia, il diritto di cittadinanza è regolamentato ai sensi della legge 91 del 1992, dove prevale uno ius sanguinis. Possono quindi ricevere la cittadinanza i giovani di origine straniera, nati in Italia e che vi hanno risieduto legalmente e senza interruzioni fino ai 18 anni, facendo domanda entro un anno dal compimento della maggiore età.
Nel 2015, si era iniziato a parlare di uno ius soli temperato e perfino di uno ius culturae, unica proposta approvata alla Camera, ma che non ha ottenuto concretezza.
Questo perché il diritto di cittadinanza è stato molto costretto dalla legge 94/2009 e dal Decreto Sicurezza 113/2018. Il risultato è stato un processo di ottenimento del diritto più lungo e costoso, nonostante i piccoli passi avanti compiuti dal “Decreto del fare” del 2013: molte inadempienze dei genitori o della PA non sono più imputabili ai diretti interessati, ovvero i minorenni.
Oggi resta poi percorribile la via della naturalizzazione. Chi arriva in Italia da piccolo può quindi ottenere la cittadinanza da adulto, dimostrando di aver risieduto 10 anni sul territorio, di avere un alloggio e reddito idonei, di conoscere la lingua ecc…
La mancanza però di uno ius scholae rimane un enorme problema, in quanto complica l’accesso dei bambini e bambine a molte attività extrascolastiche.
Non solo, nell’epoca globale, multi e interculturale in cui viviamo, negare la cittadinanza significa negare l’appartenenza al territorio ed alla comunità. Il principale effetto collaterale è una scarsa volontà di partecipare alla vita sociale.
Lo ius scholae secondo i partiti
Le due grandi fazioni che si stanno scontrando sul tema dello ius scholae, rilanciato recentemente da Antonio Tajani, sono Lega e Forza Italia.
Per il Ministro degli Esteri, è quello di cui ha bisogno il nostro paese, anche perché l’Italia è cambiata. Emerge quindi l’intento dei moderati, della destra forzista e dei cattolici di distinguersi dalla destra sovranista e anti migranti di Matteo Salvini, che invece ricorda come lo ius scholae non sia in agenda.
Nel frattempo, la premier Giorgia Meloni non si è espressa pubblicamente, in quanto, come ha riportato FdI “non si può discutere alla cieca”, senza cioè una documento legislativo avviato.
Per quanto riguarda invece le opposizioni, il Pd è più per lo ius soli, ma è aperto al confronto con Forza Italia. Sono favorevoli anche IV, M5S e AVS, Angelo Bonelli ha infatti parlato di “atto di giustizia sociale e avanzamento culturale e democratico”.
Tutto a dimostrazione del fatto che un consenso politico sullo ius scholae in realtà c’è. Pensiamo poi ai numeri Istat, Openpolis e Oxfam: in Italia, 900 mila minori non hanno la cittadinanza ed a beneficiare dello ius scholae sarebbero circa 300 mila, ovvero il 10% dei residenti tra 0 e 17 anni.
Oltre alla possibilità, c’è il bisogno di attuare una riforma del genere.